mercoledì 9 maggio 2012

Chiara, studentessa e ragazza madre: “Sarebbe questo l'aiuto della Facoltà e dello Stato?”

Riporto una storia curata da me su ViviAteneo.it



Chiara è una studentessa di 24 anni, con una laurea triennale alle spalle e una laurea specialistica in itinere. Combatte ogni giorno con un pensiero in più: il futuro suo e di suo figlio di 5 anni.Chiara fa parte di quelle ragazze madri dimenticate e per nulla tutelate né dal punto di vista universitario, né dal punto di vista statale. Due istituzioni che non rispondono ad una cittadina, anzi a due. 
Ecco cosa ci ha raccontato.



Tante volte si è parlato del problema delle “ragazze madri”. Ma vi siete mai chiesti cosa comporti veramente essere una ragazza madre? Vi racconto la mia storia: sono Chiara ho 24 anni, mio figlio si chiama Stefano ed ha 5 anni. Rimasi incinta a 18 anni. Ovviamente ero spaventata perché sentivo di dover affrontare una cosa più grande di me, che non avevo programmato e che avrebbe sconvolto la mia vita. All'inizio ero molto confusa su quale sarebbe stata la mia decisione, ma, alla fine, aiutata e capita anche dalla mia famiglia, ho deciso di tenere questa creatura.

Volevo continuare a studiare perché volevo pensare al mio futuro e soprattutto a quello di mio figlio. Così, incinta, iniziai a studiare per entrare alla facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania. Era sempre stato il mio sogno diventare medico, forse per emulare mio padre che per me è sempre stato un medico eccellente e un padre quasi perfetto. Provai i test di ingresso per Medicina incinta di 7 mesi e, visto che comunque avevo così voglia di studiare e sapevo che entrare in Medicina sarebbe stato molto difficile, visto il numero di partecipanti ed i posti disponibili così esigui, provai anche il test per Professioni Sanitarie.

Quando uscirono i risultati ero stata ammessa sia alla facoltà di Medicina (ma nel polo di Ragusa) sia alla facoltà di Ostetricia. Purtroppo le mie condizioni non mi permettevano di spostarmi a Ragusa per seguire le lezioni, così chiesi se fosse possibile farmi seguire le lezioni a Catania per poi andare a Ragusa. Inizialmente mi dissero che non sarebbe stato un problema e che dovevo subito finire le pratiche per l'iscrizione in Medicina e aspettare che avvenisse il cambio del Preside di Facoltà, facendomi capire che la questione era assolutamente e sicuramente possibile. Così completai le carte per l'iscrizione in Medicina rinunciando ad accedere ad Ostetricia.

Ma come succede spesso e volentieri quando le cose sono solo dette e non scritte, tutto diventa relativo. Andai a parlare con il nuovo Preside, il quale pur vedendo che ero ormai quasi al nono mese di gravidanza, mi disse che non poteva creare un precedente e che sarei dovuta andare a Ragusa.

Mi sentii presa in giro, e vidi quante insensibilità c'era di fronte anche ad una ragazza che aveva avuto la forza di portare avanti una gravidanza indesiderata e che pero' aveva ancora voglia di credere nei suoi sogni e progetti. Fui molto combattuta sul da farsi, perché mi sentivo incastrata tra due fuochi: pensare solo a me e quindi affidare completamente ai miei genitori mio figlio, oppure rinunciare e stare vicino al bambino. Alla fine l'istinto materno ebbe la meglio, rinunciai a Medicina e mi iscrissi alla Facoltà di Lettere e Filosofia, cambiando completamente strada e cercando di raggiungere un nuovo obiettivo. Era davvero un'altra vita, ma almeno sarei stata vicino a mio figlio.

Riuscii a laurearmi alla triennale in 4 anni, ed adesso sono al primo anno di Magistrale in Filologia Moderna.

In 5 anni però mi sono resa conto che le agevolazioni per una ragazza madre sono veramente inesistenti. Per quanto riguarda la prima rata delle tasse universitarie, avevo diritto solo all'esonero sul contributo regionale, cioè 70-80 euro l'anno (una vera presa in giro), ed inoltre, adesso che mio figlio ha 5 anni, non ho neanche più diritto alle minime detrazioni che avevo nella seconda rata e che si sono mostrate variabili negli anni (senza una reale spiegazione dei criteri adottati). Io mi chiedo perché devo aver diritto all'esonero fino a quando il bambino non ha raggiunto 5 anni? Dopo cosa succede? Non ho sempre a carico un bambino? Anzi più cresce più ha bisogno di sostentamento economico!

Per quel che mi riguarda, sono stata fortunata perché ho avuto sempre la mia famiglia che ha mantenuto sia me che mio figlio; ma nel momento in cui fossi stata sola e avessi dovuto lavorare per mantenermi, pur volendo ancora studiare, questa sarebbe stato tutto l'aiuto che la Facoltà, l'Università e lo Stato mi avrebbe dato? Sulla carta, dovremmo ricevere sostegni da parte del Comune di residenza e dai relativi Servizi Sociali, ma materialmente non esistono sussidi. Invece di premiare una scelta coraggiosa come questa, sembra che non si faccia altro che punire un errore. Con questo non voglio dire che sia impossibile riuscire contemporaneamente a lavorare, studiare e fare la madre, anzi ammiro molto le ragazze che, in condizioni più critiche delle mie, riescono a laurearsi, ottenere risultati a lavoro e saper fare la madre; ma quello che voglio evidenziare raccontando la mia storia, è la totale mancanza di interesse da parte dello Stato nei confronti della categoria delle ragazze madri. Invito quindi a chi come ha avuto questa esperienza di raccontarla e di combattere per i nostri diritti! In un modo maschilista come il nostro, siamo sempre noi donne che dobbiamo alzare la voce, non solo come lavoratrici ma anche come madri!”

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