giovedì 24 aprile 2014

Instagram: "Non permetteremo la promozione dei disturbi comportamentali". Bugia o fallimento manifesto?

E' il 2012 quando i webmagazine riportano la notizia: "Instagram si schiera contro autolesionismo, anoressia e bulimia". 
L'articolo sottolineava la politica della famosa applicazione gratuita nell'ostacolare la condivisione di immagini che sollecitassero disturbi del comportamento alimentare o qualsiasi forma di autolesionismo.
"Andando avanti, non permetteremo la sopravvivenza di alcun account, immagine, hashtags che promuovino o glorifichino comportamenti errati. Incoraggiamo fortemente le persone ad aiutare loro stesse o chiunque stia soffrendo. Riconosciamo l’importanza della comunicazione come forma di supporto, così da creare attenzione e poter essere di aiuto nel recupero delle persone vittime di queste situazioni."
Peccato che ciò sia una grande bugia o un fallimento manifesto.
E' facilissimo aprire l'app e imbattersi in quella serie di account, foto o hashtags che Instagram non avrebbe dovuto permettere.
Prendendo come esempio il tema dell'anoressia, cliccando semplicemente #ana il risultato è di 3.938.777 medias. Di seguito altri esempi di hashtags e di profili per la maggior parte aperti:


Ciò che si trova all'interno è il vero mondo dell'anoressia, fatto di #binge & #purge, di calorie centellinate, di attenzione alla fuoriuscita delle ossa del corpo, dal collo alle costole, al bacino, alle gambe.
Un disturbo che non fa distinzioni di genere e che colpisce, a dispetto degli stereotipi, anche molti ragazzi, che la chiamano #manorexia.






Ecco cosa diventa Instagram: un sipario in cui molti giovani mettono in mostra il loro percorso fisico e psicologico, le vittorie nel saltare i pasti, le fasi del dimagrimento, gli sbalzi di umore.





L'esempio della ragazza riportata nelle immagini a destra mostra il cammino della malattia e gli apprezzamenti esterni con likes e  commenti.




Una continua insoddisfazione, volta spesso all'autolesionismo e agli istinti suicidi, che cerca, nella esposizione social, likes e commenti come conferma, aiuto, supporto.


La moda del #wannabeskinny, oltre che essere veicolata dal sistema commerciale e sociale, trova quindi adesso un altro mezzo di diffusione, molto più istantaneo e più forte, perchè mette a nudo persone reali e gli effetti dei disturbi comportamentali, con maggiore immedesimazione e coinvolgimento.

Inutile dire che la politica di Instagram, limitata alle segnalazioni degli utenti, sia fallimentare. All'interno della piattaforma girano persino "anorexia-advice" che istruiscono su come diventare degli "ana" di tutto rispetto.

Credo che qualcosa debba essere fatto.



2 commenti:

  1. è bene dire che una persona "skinny" non è per forza anoressica ma anch'io sono del parere che il web debba prendere provvedimenti al riguardo

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sulla tua precisazione ci ho fatto un post. Se te lo sei perso, te lo linko qui ;) http://ladonnaobsoleta.blogspot.it/2012/04/dicotomia-grasse-magre-banale-e.html
      In questo caso, ad ogni modo, si parla di disturbo, deducibile facilmente da hashtags, descrizioni, commenti, ma soprattutto immagini palesi - numerosissime - che per ovvi motivi non ho potuto riportare qui nella loro totalità.

      Elimina

Share