Riporto una storia curata da me su ViviAteneo.it
Chiara è una studentessa
di 24 anni, con una laurea triennale alle spalle e una laurea
specialistica in itinere. Combatte ogni giorno con un pensiero in più:
il futuro suo e di suo figlio di 5 anni.Chiara
fa parte di quelle ragazze madri dimenticate e per nulla tutelate né
dal punto di vista universitario, né dal punto di vista statale. Due istituzioni che non rispondono ad una cittadina, anzi a due.
Ecco cosa ci ha raccontato.
“Tante
volte si è parlato del problema delle “ragazze madri”. Ma vi siete mai
chiesti cosa comporti veramente essere una ragazza madre? Vi racconto la
mia storia: sono Chiara ho 24 anni, mio figlio si chiama Stefano ed ha 5
anni. Rimasi incinta a 18 anni. Ovviamente ero spaventata perché
sentivo di dover affrontare una cosa più grande di me, che non avevo
programmato e che avrebbe sconvolto la mia vita. All'inizio ero molto
confusa su quale sarebbe stata la mia decisione, ma, alla fine, aiutata e
capita anche dalla mia famiglia, ho deciso di tenere questa creatura.
Volevo
continuare a studiare perché volevo pensare al mio futuro e soprattutto
a quello di mio figlio. Così, incinta, iniziai a studiare per entrare
alla facoltà di Medicina e Chirurgia di Catania. Era sempre stato il mio
sogno diventare medico, forse per emulare mio padre che per me è sempre
stato un medico eccellente e un padre quasi perfetto. Provai i test di
ingresso per Medicina incinta di 7 mesi e, visto che comunque avevo così
voglia di studiare e sapevo che entrare in Medicina sarebbe stato molto
difficile, visto il numero di partecipanti ed i posti disponibili così
esigui, provai anche il test per Professioni Sanitarie.
Quando
uscirono i risultati ero stata ammessa sia alla facoltà di Medicina (ma
nel polo di Ragusa) sia alla facoltà di Ostetricia. Purtroppo le mie
condizioni non mi permettevano di spostarmi a Ragusa per seguire le
lezioni, così chiesi se fosse possibile farmi seguire le lezioni a
Catania per poi andare a Ragusa. Inizialmente mi dissero che non sarebbe
stato un problema e che dovevo subito finire le pratiche per
l'iscrizione in Medicina e aspettare che avvenisse il cambio del Preside
di Facoltà, facendomi capire che la questione era assolutamente e
sicuramente possibile. Così completai le carte per l'iscrizione in
Medicina rinunciando ad accedere ad Ostetricia.
Ma
come succede spesso e volentieri quando le cose sono solo dette e non
scritte, tutto diventa relativo. Andai a parlare con il nuovo Preside,
il quale pur vedendo che ero ormai quasi al nono mese di gravidanza, mi
disse che non poteva creare un precedente e che sarei dovuta andare a
Ragusa.
Mi sentii
presa in giro, e vidi quante insensibilità c'era di fronte anche ad una
ragazza che aveva avuto la forza di portare avanti una gravidanza
indesiderata e che pero' aveva ancora voglia di credere nei suoi sogni e
progetti. Fui molto combattuta sul da farsi, perché mi sentivo
incastrata tra due fuochi: pensare solo a me e quindi affidare
completamente ai miei genitori mio figlio, oppure rinunciare e stare
vicino al bambino. Alla fine l'istinto materno ebbe la meglio, rinunciai
a Medicina e mi iscrissi alla Facoltà di Lettere e Filosofia, cambiando
completamente strada e cercando di raggiungere un nuovo obiettivo. Era
davvero un'altra vita, ma almeno sarei stata vicino a mio figlio.
Riuscii a laurearmi alla triennale in 4 anni, ed adesso sono al primo anno di Magistrale in Filologia Moderna.
In 5 anni però mi sono resa conto che le agevolazioni per una ragazza madre sono veramente inesistenti. Per quanto riguarda la prima rata delle tasse universitarie, avevo diritto solo all'esonero sul contributo regionale, cioè 70-80 euro l'anno (una vera presa in giro), ed inoltre, adesso che mio figlio ha 5 anni, non ho neanche più diritto alle minime detrazioni che
avevo nella seconda rata e che si sono mostrate variabili negli anni
(senza una reale spiegazione dei criteri adottati). Io mi chiedo perché
devo aver diritto all'esonero fino a quando il bambino non ha raggiunto 5
anni? Dopo cosa succede? Non ho sempre a carico un bambino? Anzi più
cresce più ha bisogno di sostentamento economico!
Per
quel che mi riguarda, sono stata fortunata perché ho avuto sempre la
mia famiglia che ha mantenuto sia me che mio figlio; ma nel momento in
cui fossi stata sola e avessi dovuto lavorare per mantenermi, pur
volendo ancora studiare, questa sarebbe stato tutto l'aiuto che la
Facoltà, l'Università e lo Stato mi avrebbe dato? Sulla carta, dovremmo ricevere sostegni da parte del Comune di residenza e
dai relativi Servizi Sociali, ma materialmente non esistono sussidi.
Invece di premiare una scelta coraggiosa come questa, sembra che non si
faccia altro che punire un errore. Con questo non voglio dire che sia
impossibile riuscire contemporaneamente a lavorare, studiare e fare la
madre, anzi ammiro molto le ragazze che, in condizioni più critiche
delle mie, riescono a laurearsi, ottenere risultati a lavoro e saper
fare la madre; ma quello che voglio evidenziare raccontando la mia
storia, è la totale mancanza di interesse da parte dello Stato nei
confronti della categoria delle ragazze madri. Invito quindi a chi come
ha avuto questa esperienza di raccontarla e di combattere per i nostri
diritti! In un modo maschilista come il nostro, siamo sempre noi donne
che dobbiamo alzare la voce, non solo come lavoratrici ma anche come
madri!”
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