giovedì 2 febbraio 2012

Little Miss America: ciglia finte, ceretta e tacchi. Alla faccia dei diritti dell'infanzia.


Mi ero già interessata in un precedente articolo del problema dell'utilizzo inappropriato delle bambine all'interno delle pubblicità.
Ma l'America ci supera con il programma Little Miss America, un concorso di bellezza-reality per bambine under 10, vestite e truccate come showgirls che, invogliate dalle mamme, cercano di vincere il montepremi di 10 mila dollari e diventare le future reginette dei concorsi di bellezza americani.Il reportage mostra i preparativi prima della competizione: le bambine per l’occasione vengono depilate, truccate pesantemente, pettinate, cosparse di crema autoabbronzante, fanno le prove per ammiccare alla giuria, vengono intervistate ed esposte a possibili stress ed attacchi di isteria.



Il concorso è ovviamente diseducativo se non anticostituzionale per il nostro paese, perchè sicuramente non tutela il diritto di ogni bambino a essere ciò che è, ad aspirare al gioco piuttosto che al denaro, a saltellare tra le pozzanghere piuttosto che a preoccuparsi di venire bene in foto con un vestito di 1000 dollari.
Anche se il programma non nasce in Italia, non dovrebbe essere comunque trasmesso nelle nostre reti (cosa che purtroppo avviene), dato il contenuto altamente offensivo nei confronti della figura dell'infante che si trova costretto a subire le malsane voglie di genitori frustrati. Il nostro paese deve monitorare e controllare tutto ciò soprattutto sulla base dell'aderenza alla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia (non accettata purtroppo dalla Somalia e, appunto,dagli USA), che in vari articoli richiama gli stati membri alla tutela in parole e fatti.

Art. 19 
Gli Stati parti adottano ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all'uno o all'altro, o a entrambi, i genitori, al suo tutore legale (o tutori legali), oppure a ogni altra persona che abbia il suo affidamento. 

Art. 31
Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed artistica. 

Art. 32 
Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale.

Al di là dell'aspetto etico-giuridico quello che desta più paura è la rappresentazione della bambine in foto, pose, sfilate ammiccanti e maliziose, bocconcino prelibato, lasciatemelo dire, di spettatori insani, come pedofili o maniaci. Il ragionamento non lo considero per nulla terroristico, dato che queste tematiche riempiono la cronaca nera delle testate giornalistiche.
La prova del nove? Il terribile omicidio della piccola miss Jonbenét Ramsey, di soli sei anni.



Volto angelico ormai conosciuto tra le passerelle, la bimba è stata trovata morta in casa la notte di Natale, del nastro adesivo le copriva la bocca e polsi e collo erano legati con una corda. L'autopsia conferma la morte per strangolamento, un grave trauma cranico e segni di abuso sessuale.
Non a caso, gli Stati Uniti d’America risultano la nazione con la più alta percentuale di siti pedo-pornografici e il mondo televisivo non si risparmia con altri format come Little Miss Sunshine e Purity Ball (apparentemente un ballo delle debuttanti,con la differenza che le fanciulle, vestite di bianco candido, sottoscrivono, davanti un enorme crocifisso, una promessa di purezza e verginità, con la quale giurano davanti a Dio e soprattutto al padre-padrone di arrivare illibate al matrimonio).
E' disdicevole quindi che un programma come questo sia reso visibile nelle nostre televisioni, di noi italiani, ipotetici portatori di una cultura secolare fatta di Costituzione, codici, convenzioni, che dovrebbe tutelare e proteggere i diritti dell'uomo, allontanandosi da una stupida contaminazione con un paese che non ha, sotto questo punto di vista, né storia nè umanità sociale.

mercoledì 1 febbraio 2012

Sognando un "Autocontrol de la publicidad" italiano: le pubblicità straniere che fanno bene alle donne e non solo




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