lunedì 30 settembre 2013

Genitori "tra parentesi" ed esasperazione dell'immagine: il parere del Professore di Sociologia Mario Morcellini su Guardaroba Perfetto Kids&Teens

La petizione, nata a fine agosto e ancora in continua evoluzione con l'appoggio di oltre le 26 mila firme, è stata una iniziativa nata da un dissenso di tipo etico e morale, e legale (per quanto mi riguarda).
D'altra parte, da profana nel campo della sociologia e delle comunicazioni, ho deciso di chiedere un parere scientifico ad un esperto professionista.

Chi ha avuto la gentilezza e disponibilità di rispondermi è stato il Professor Mario Morcellini.
Professore Ordinario in Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi e Direttore del Coris - Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale - ha concentrato l’interesse di ricerca anche sulla socializzazione dei minori e dei giovani e sul ruolo svolto in questo campo dal sistema dei media, realizzando studi e incontri sul nesso comunicazione/formazione.

Successivamente alla messa in onda della prima puntata del programma Guardaroba Perfetto Kids&Teens, il Professor Morcellini mi ha posto tre punti focali, che riporto fedelmente di seguito e che voglio condividere, al fine di fornire nuove opportunità di riflessione a sostegno della mia opinione:

"-                     Ruolo della figura genitoriale, in questo caso della madre: è quest’ultima infatti, stando almeno alla prima puntata della terza stagione, che contatta Carla Gozzi per chiedere consigli su come le figlie devono vestire. A mio avviso, nonostante la presenza e il placet finale che spetta sempre alla madre (…e adesso andiamo da mamma), essa viene di fatto sostituita nel suo ruolo educativo e anche per certi versi “dequalificata”. Non ritengo in se negativa la “lezione di stile” o di bon ton quanto il fatto che a farlo sia una persona diversa dal genitore: quasi che quest’ultimo non fosse in grado di educare il figlio all’ordine e alla cura personale e non ne fosse capace per se stesso (le 15 puntate successive sono infatti dedicate alle madri). Ciò che può risultare opinabile è infatti che le tre azioni caratterizzanti il programma (1. individuare e separare i capi d’abbigliamento; 2. suddividerli a seconda delle occasioni d’uso; 3. creare gli outfit), non sono compiute “con” o “in presenza” del genitore;

-                     Esasperazione dell’immagine in attività collaterali proposte come scattare una foto ogni volta che la ragazza prova un nuovo abbinamento (adesso è ormai abituata a fare la modella) e inserire quest’ultima su un “album del tempo libero” che la ragazza potrà consultare ogni volta che non saprà cosa mettere, rendono ragione delle critiche da te mosse in termini di influenzabilità (il film horror porta al look un po’ gotico dunque ti prendo due cosine nere) e omologazione poiché sono al contempo lontane dall’essere ricondotte alle attività ricreative proprie dell’età delle partecipanti, secondo quanto affermato dall’articolo 31.1 della Convenzione.

-                     Banalizzazione delle regole/consigli dell’adulto, collocati in momenti poco opportuni (ad es. spegni il cellulare o togli la suoneria quando stanno definendo il look per il cinema oppure lega i capelli con un elastico quando stanno organizzando il look per la scuola), a volte perentori (questo è troppo da adulta, non si mette)."

Ringrazio ancora il Professor Morcellini per l'importante contributo.

giovedì 26 settembre 2013

"16 anni e incinta" sbarca in Italia. Ma che fine hanno fatto le Teen Moms americane?

Ieri sera è andato in onda per la prima volta la versione italiana del format americano "16 and Pregnant", docu-reality del 2009 di Mtv che racconta la maternità di ragazze madri e le evoluzioni della loro scelta su relazioni, famiglia, scuola e amici.
La versione italiana, "16 anni e incinta", ha destato non poche perplessità così come le aveva suscitate il format americano.
Da una parte gli ideatori del programma puntano sull'importanza della informazione ed educazione sessuale dei teenagers, motivo di boom di gravidanze indesiderate nel Paese. Dall'altra parte quest'ultimo fenomeno, a detta degli spettatori meno acconsenzienti, sarebbe proprio causato dalla diffusione di programmi del genere (compreso TeenMom,che segue in maniera più assidua la crescita del bambino e della ragazza madre), che non danno una rappresentazione veritiera della gravidanza e delle sue conseguenze e che quindi sono a rischio emulazione.











Posti da parte i pro e i contro, visionata la prima puntata è importante tracciare una minima distinzione tra il programma americano e quello italiano.
Seppur seguano entrambi la stessa linea, con una voce esterna narrante, e con la descrizione, passo per passo, del percorso evolutivo della madre e del bambino (gravidanza, travaglio in ospedale, nascita, ritorno a casa, convivenza col figlio e con la nuova famiglia formatasi), è apprezzabile una prima differenza, e cioè la maggiore concentrazione, in immagini e tempistiche, del travaglio, delle difficoltà e dei dolori del parto. Nel format americano ciò era meno evidenziato.



Un'altra differenza, più socio-culturale che scelta voluta, è la maggiore presenza della figura genitoriale, che ascolta, aiuta e accompagna la ragazza madre in tutto il percorso, soprattutto in quello post-parto. 
Il programma americano ci ha abituato invece a ragazze per la maggior parte indipendenti e slegate dalla famiglia, spesso per gravi problemi di convivenza con essa, quali indifferenza, violenza, tossicodipendenza, abuso di alcol. Ovviamente questo avveniva anche per le maggiori possibilità date alle ragazze madri di rendersi autonome tramite sussidi e incentivi, o anche solo tramite la presenza di appositi spazi, nei luoghi scolastici o di lavoro, dove lasciare i propri figli.

D'altro canto, purtroppo, TeenMom ci ha anche abituato ad alcune protagoniste che nel tempo hanno sviluppato disordini alimentari, dipendenza da alcol, droghe e problemi con la giustizia.
La spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie di alcune di esse di certo non le avrà aiutate nel loro percorso evolutivo, coi riflettori puntati non solo sulla propria persona, ma anche sulla propria fedina penale.



E' da considerare che, successivamente al programma, alcune delle protagoniste non hanno fatto passi da gigante, anzi le loro problematiche si sono ingrandite tanto quanto la loro fama.

Jenelle Evans è stata arrestata per possesso di eroina.


Farrah Abraham ha venduto un suo video porno alla Vivid Entertainment per 1.5 milione di dollari, dopo aver deciso di spendere 30 mila dollari per interventi chirurgici al seno, naso e mento. Qualche mese fa ha deciso di andare in riabilitazione per curarsi dall’abuso di alcol.














Amber  Portwood è stata condannata a cinque anni di reclusione e alla partecipazione ad un programma di riabilitazione a causa della sua dipendenza dalla droga.




Le luci della ribalta hanno quindi, a volte, degli effetti negativi sulle teenagers protagoniste.
Ma che condizionamento ricevono le spettatrici di tutto ciò?
In Italia il programma e le protagoniste sembrano avere un'impronta totalmente differente; resta il fatto che il sistema televisivo e il suo impatto mediatico sono sempre dei fattori da non sottovalutare e di difficile gestione e comprensione per i minori.

mercoledì 25 settembre 2013

Le segnalazioni esistono, ma il Comitato Media e Minori manca per assenza di membri

La petizione contro il programma Guardaroba Perfetto kids&teens conta più di 26 mila firme.
Purtroppo, però, quello che sembrava essere un organo istituzionale rinato, si riconferma un organo fantasma.

Il Comitato Media e Minori, appartenente al Ministero dello Sviluppo Economico, seppur riattivato tramite l'iniziativa di Catricalà, sembra non avere possibilità di esistere e funzionare. Infatti, nonostante sia stato "re-inaugurato" a luglio del 2013, resta ancora fermo, probabilmente per mancanza di membri al suo interno.
In merito a tale questione, riporto un articolo di Editoria.tv:

A due mesi dalla ricostituzione del Comitato Media e Minori del Ministero dello Sviluppo Economico, voluta dal Vice Ministro Antonio Catricalà, la situazione ancora non si sblocca ed i mesi di “stallo” diventano ormai oltre venti. Nonostante, infatti, l ’insediamento ufficiale del Comitato fosse previsto nella prima quindicina di settembre, ancora nessun segnale arriva dal Ministero. Evidentemente ci sono problemi legati alla nomina dei membri supplenti che sono assolutamente necessari per colmare eventuali vuoti determinati dalle assenze dei membri titolari. Già alla prima riunione informale, infatti, mancavano due membri in rappresentanza delle istituzioni, il magistrato Giovanni Rossi e la sen. Anna Serafini. Una dimostrazione delle difficoltà a reperire i membri supplenti è la recente polemica presa di posizione di Antonio Diomede, Presidente della REA, associazione che riunisce alcune tv e radio locali, che ha declinato l’invito del Vice Ministro Catricalà, dichiarando di “lasciare ad altre rappresentanze più meritevoli l’esclusivo compito di difesa non dei diritti dei minori ma dei programmi spazzatura diffusi da alcune reti locali e nazionali private e dalla RAI per minimizzarne la portata diseducativa e di permanente violenza anche nelle fasce protette”. Di converso, è forte l’attesa tra gli addetti ai lavori per l’insediamento del Comitato, che tra i primi problemi da affrontare avrà quello delle numerose segnalazioni pervenute nel corso della lunghissima “vacatio”. Il Regolamento interno, infatti, parla di esame “entro 90 giorni dal ricevimento”, norma che potrebbe essere correttamente interpretata nel senso di “entro 90 giorni dall’insediamento”. Ma non mancano altre urgenti richieste di intervento, quale ad esempio quella dei promotori di una petizione che ha raccolto oltre 26.000 firme, mirata a bloccare la messa in onda della trasmissione dell’emittente Real Time “Guardaroba perfetto”, che vorrebbe insegnare ai bambini come vestirsi in ogni occasione e, per questo, considerata anacronistica e diseducativa. Imperversa, inoltre, la polemica sulla trasmissione programmata da Rai1 “Mission”, una sorta di reality con la presenza di pseudo Vip nei campi profughi africani, luoghi di profonda sofferenza in scenari spesso contraddistinti da guerre e persecuzioni. Al riguardo, mentre il Presidente ed alcuni membri della Commissione di Vigilanza hanno chiesto di poter visionare il “numero zero” del programma, la Rai ed altri membri della stessa Commissione si oppongono decisamente alla richiesta. Una possibile mediazione potrebbe essere quella di affidare la visione del materiale già registrato agli esperti del Comitato Media e Minori, che potrebbe esprimere un parere non vincolante sull’opportunità di mandare in onda la trasmissione. La speranza di tutti è che la situazione si sblocchi al più presto, ma forse ha ragione il Garante per l’Infanzia, Vincenzo Spadafora, che nei giorni scorsi ha parlato di “disattenzione bipartisan alla garanzia di operatività dei soggetti che, istituzionalmente, devono occuparsi di rendere esigibili i diritti dei bambini e degli adolescenti.”

mercoledì 18 settembre 2013

Discovery, terzo operatore televisivo: ma a che prezzo? L'opinione del Dott. Remigio del Grosso

Riporto con piacere le parole del Dottor Remigio del Grosso, esperto di comunicazioni elettroniche impegnato nella difesa dei diritti dei consumatori e dei minori, nonchè membro del Comitato Media e Minori, organo del Ministero dello Sviluppo Economico in attesa di insediamento, dopo la rinascita del luglio 2013.

 
Discovery 3° operatore televisivo. Ma a che prezzo?
In occasione della presentazione dell’XI Rapporto “La Svolta Digitale” redatto dal prof. Augusto Preta per ITMedia Consulting, il Direttore Generale di Discovery, Andrea Castellari, ha trionfalmente affermato che i sei canali del network  hanno superato, in    termini    di    audience    share    complessiva, quelli di Cairo. Certamente si tratta di un grande risultato per il Gruppo che, pur presente in Italia dal 1997, ha effettuato un deciso salto in avanti con l’acquisizione di Switchover Media nel gennaio di quest’anno. E l’ultimo colpo lo ha piazzato proprio di recente, assicurandosi i diritti per la trasmissione in chiaro del prestigioso Torneo di Rugby del Sei Nazioni, in passato prerogativa di Sky.
Ma non sono tutte rose e fiori i commenti che si moltiplicano in questo periodo in rete e sulla carta stampata nei confronti di alcuni canali di Discovery, a causa della spregiudicatezza (a dir poco) delle trasmissioni che vengono quotidianamente mandate in onda.
Una petizione promossa da una blogger catanese, Roberta Zappalà, ha raccolto finora più di 26.000 firme, allo scopo di ottenere la sospensione del programma di Real Time “Guardaroba perfetto”,  che vorrebbe insegnare alle bambine come vestirsi in ogni occasione e per questo considerato anacronistico e diseducativo.
Ma anche peggiori sono le reazioni ad alcuni programmi mandati in onda sia da Real Time che dall’altro canale D-Max, dove accanto a trasmissioni che raccontano le “ossessioni” di essere umani all’apparenza normali (tipo una tizia che dorme da vent’anni con un phon acceso nel suo letto), ve ne sono altri che discettano sui “1000 modi per morire” o su chi è costretto ad operarsi da solo nelle condizioni più assurde. Come si vede si tratta di programmi, quasi sempre di provenienza americana, che cercano di catturare l’audience a tutti i costi, spingendosi un po’ troppo oltre il confine del buon gusto. Se questo è il prezzo per salire gli scalini dello share, non credo che le emittenti concorrenti lo vogliano, a buon ragione, pagare. Ed i telespettatori, svanita la prima morbosa curiosità, certamente presto si allontaneranno.
 

martedì 17 settembre 2013

#GuardarobaPerfetto: ecco cosa pensano i teenagers di Twitter. E Real Time fa finta di nulla

A più di 2 settimane di distanza dalla petizione e dopo le quasi 26 mila firme, è opportuno fare un resoconto della situazione.

Dopo l'intervista a Il Fatto Quotidiano e le gentili richieste avute anche da emittenti radiofoniche, non si è avuta nessuna notizia da parte della Vice Presidente di Discovery Italia, Laura Carafoli, che si è espressa solo con Il Fatto, sottolineando come fosse inadeguato criticare un programma non ancora andato in onda.

Armata di pazienza - molta pazienza- ho deciso di seguire la prima puntata del programma, svoltasi il 9 settembre su Real Time e che ha registrato un insuccesso tra i commenti dei più giovani.



La reazione dei diretti destinatari del programma, giovani teenagers, non è tardata a farsi sentire...e vedere.
Su Twitter l'hashtag #guardarobaperfetto riempie le pagine di commenti non carini sul programma, sulla conduttrice e, purtroppo, quasi inevitabilmente, anche sulla minore di turno, sottoposta al restyling di Carla Gozzi.

Saranno rimaste contente le mamme, comprese le mamme blogger, che hanno sostenuto o addirittura partecipato con le figlie al programma?

Di sicuro è contento il canale di Real Time che, snobbando questi feedback, va avanti col programma facendo finta di nulla.
 

Che il risultato sia un #epicfail questo è evidente, che sia visto e seguito lo stesso è altra storia.

Anche programmi come Uomini e Donne o Il Grande Fratello sono super-criticati, ma contano purtroppo alti share.
Della serie, nel bene o nel male, purchè se ne parli.

Obiettivo raggiunto, direi.
Ma aggiungerei, inoltre, che, a questo punto, la Vice Presidente, Laura Carafoli, non sia riuscita nell'intento più meritevole, vale a dire distinguersi da quella "tv popolare" che tanto disdegnava nell'intervista.


Per chi si trovasse in linea con l'articolo e volesse sostenere la causa, ricordo che può firmare la petizione cliccando qui.

lunedì 9 settembre 2013

Guardaroba Perfetto Kids&Teens post-puntata: come volevasi dimostrare

Ricordo ancora la prima eccezione della Vice Presidente di Discovery Italy, Laura Carafoli, alla mia petizione lanciata qualche settimana fa e che conta attualmente 25 mila firme (se volete firmate qui ):
"Mi chiedo come si possa criticare un programma senza averlo ancora visto."
Visto che il programma è andato in onda per la prima volta questo pomeriggio alle 14.30, possiamo dire "finalmente" di averlo visto, per 30 minuti - per quanto mi riguarda - abbondanti e difficili da sostenere.
Il programma difeso dalla Vice, che è anche Content Manager e che quindi è fautrice e responsabile del contenuto dei programmi di Real Time, si è rivelato per ciò che era, anche perchè il promo, come già evidenziato, era molto chiaro e non lasciava presagire altro.


Per chi se lo fosse perso, ecco una mini descrizione della prima puntata.
Il format è uguale a quello già visto nella versione adulta: la stylist, Carla Gozzi, armata di sarta, si introduce a casa per esplorare l'armadio della bambina/teenager e creare "outfit giusti per tutte le occasioni". In seguito alla formazione di ogni outfit, viene fatta una piccola "sfilata" per far vedere il risultato alla mamma.

L'atteggiamento di Carla Gozzi, seppur candido e sereno, non risparmia frasi e consigli che, quando non sono sessisti , dall'inutilità sfiorano quasi il ridicolo ("al cinema spegni il cellulare"; "in classe raccogli i capelli con un elastico").

La ragazzina, di fronte a magliettine smanicate, viene vestita dalla Gozzi a strati (alla omino Michelin) con maglie sovrapposte per evitare di lasciare pelle scoperta in determinate zone. Sembra vedere l'illustrazione del manuale della brava ragazzina, la quale deve assolutamente evitare ciò che è "too much", quasi a scongiurare l'attenzione di qualche malintenzionato.
"Ma ce la metti tutta ad uscire con il pancino scoperto. Aspetta che ti chiudo la camicia."
"Bisogna sapersi comportare nella società, non si parla all'orecchio!"

"Nooo Matilde! Questo abito è troppo da adulta"
Della visione sociale della funzionalità del programma in tal senso, con vestiti antipedofilia e antistupro, ne avevo già parlato in un altro post.

Degno di nota, in questa puntata, è inoltre la ricerca dello stile giusto per andare al cinema a vedere un film horror "coi maschietti", unico momento in cui la stylist propone un vestitino nero a gonna con collant, immaginando la ragazza spaventata con le ginocchia sulla sedia (questo si che è bonton!).




La scelta dei vestiti viene fatta rigorosamente nella cameretta della ragazzina, senza la presenza della madre, la quale resta in disparte e ha il solo scopo di approvare gli outfit mostrati con una sfilata. Ciò è contrario rispetto a quanto garantito dalla Carafoli: "Accanto alle ragazzine ci saranno sempre le madri."
Parentesi: la mamma che, alla sua età, dice "Ora si che può andare a SCUOLA CON STILE" è la scena più ridicola e frustrante di tutte. Pensasse a farla studiare.


Ad ogni modo, resta sempre aperta la problematica, delineata nel dettaglio precedentemente, relativa alla totale assenza di intento educativo, utilità sociale e culturale, rispondenza alle "principali necessità del minore", incentivo alla indipendenza e autostima dello stesso.


Molte obiezioni alla petizione, compresa quella della Vice Presidente, vertevano sul fatto che il programma non raffigura il minore intento all'acquisto di altri prodotti, ma lo educa al riutilizzo di ciò che ha nell'armadio ("non insegnerà loro a diventare delle fashioniste consumiste ma a vestirsi al meglio usando i capi che hanno già nel loro guardaroba").
Devo però ricordare che io non ho mai detto che il programma incita i minori allo shopping, riferendomi invece alla nostra società e, semmai, al canale in toto di Real Time.
nostra società che continua ancora a dipingere la donna con i tratti della perfetta donnina di casa, di una maniaca dello shopping compulsivo - See more at: http://ladonnaobsoleta.blogspot.it/2013/08/real-time-guardaroba-perfetto-kids.html#sthash.GT6HlguT.dpuf
(...nostra società che continua a dipingere la donna con i tratti della perfetta donnina di casa, di una maniaca dello shopping compulsivo)
Secondariamente, il fatto che venga ripresa una ragazza intenta al riutilizzo si, ma di specifici capi però, non esclude che il minore-spettatore, mente influenzabile facilmente ricordiamolo, decida di volere e quindi comprare quel capo che magari non ha nel suo guardaroba-non-perfetto.
Insomma, Laura Carafoli non si era già difesa bene precedentemente, ma non poteva di certo trovare difesa migliore con la messa in onda di un programma che già dal promo non presagiva nulla di buono e che, a fortiori, si è rilevato un fallimento.






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