Beh, semplicemente indossandolo.
Ecco la risposta tutta americana che, da piccola eco della scorsa estate, si è trasformata quest'anno in una vera moda, un'attitude che porta con sè un sigillo, il fatkini.
Il fatkini è un costume a due pezzi che celebra le taglie curvy, divenuto famoso soprattutto quando Gabi Fresh, styleblogger, lo ha indossato incoraggiando le donne oversize a non vergognarsi delle proprie forme, e ne ha creato una collezione con il sito Swimsuits For All.
La fama dell'iniziativa ha fatto sì che molte ragazze riuscissero finalmente a mettersi in mostra col loro fisico senza subire l'imbarazzo delle reazioni esterne.
"Thick or thin I love myself."
"Oh, no worries. I'll just be over here, wearing stuff you think I shouldn't."
Applausi.
Recente è il caso di Sam Newman, una ragazza sovrappeso che ha accusato Instagram di "size discrimination" per aver cancellato delle sue foto in abbigliamento intimo: “Le mie foto non si adattano alla loro idea di normalità”.
Che Instagram adotti una politica dubbia sulla fisicità e propenda a censurare foto del genere piuttosto che immagini legate ad autolesionismo o disturbi alimentari, ne avevo già parlato qui.
Ad ogni modo, è importante che le persone sovrappeso, almeno fuori dall'Italia, stiano riuscendo a liberarsi dalla paura della gente, dei loro pregiudizi estetici e di quella percezione culturale che decide cosa è bello da cosa non lo è.
Lo ha spiegato molto bene la blogger Jenny Trout, che sul suo blog e su HuffPost Women, ha pubblicato un articolo dal titolo: "I wore a bikini and nothing happened", inserendo una sua foto in costume.
"As a society, we need to be more honest in our discussions of other's bodies. If we can't avoid those totally unnecessary conversations, then we should at least admit the truth to ourselves: That this has nothing to do with health, and everything to do with the control we believe is our right to exert over others."
"Come società, abbiamo bisogno di essere più onesti nei nostri discorsi sui corpi degli altri. Se non possiamo evitare quelle conversazioni totalmente inutili, allora dovremmo almeno ammettere la verità a noi stessi: che questo non ha nulla a che fare con la salute, e tutto ha a che fare con il controllo che crediamo sia nostro diritto esercitare sugli altri."