Davanti allo schermo si presentano volti sempre più abituati e meno indignati al dilagare della mercificazione delle donne. Ci si chiede come, a questo punto, non possa esistere un organo di controllo. L'organo di controllo esiste eccome, in Europa come nel nostro paese. Il problema è farlo operare efficientemente, cosa che accade nella vicina Spagna, tramite l'organo di “Autocontrol de la publicidad ”. Come spiega una componente del direttivo, Chiara Fernando, è un organo voluto e pagato dagli inserzionisti pubblicitari, dalle agenzie e dai media. Solo così le pubblicità vengono controllate prima di essere trasmesse, in modo tale da non incorrere nella violazione dell'articolo 3:Utilizzo
indebito del corpo della donna, svincolato dal prodotto che si
sponsorizza; utilizzo indebito della immagine della donna stereotipata,
sottoposta ad abuso sessuale e a violenza sul campo del pudore e della
dignità. Lungi dall'essere censori, i componenti non effettuano una valutazione morale ma giuridica, così come avvenne nell'ex Ministero dell'Uguaglianza di Bibiana Aido, voluto fortemente da Zapatero, di cui Isabel Martinez era viceministro: “Noi consideriamo illecita l'immagine stereotipata della donna nella pubblicità,
che raffigura in maniera sessista una realtà solo apparente. Siamo
d'accordo con la libertà d'espressione perché è un diritto fondamentale
ma, come tale, non deve violare altri diritti inviolabili.”
Il Ministerio de Igualdad ha inaugurato un anno fa, inoltre, una rete informatica per contrastare possibili situazioni di discriminazione e per offrire appoggio e consulenza alle vittime. La ministra ha ricordato che l'iniziativa è stata realizzata in collaborazione con il Consejo para la Promoción de Igualdad de Trato y No Discriminación para las Personas de Origen Racial o Étnico. Questa rete vuole garantire a tutte le persone la possibilità di giocare un ruolo nella società, un ruolo che può diventare importante solo in una società capace di assicurare uguaglianza di trattamento e di opportunità, per garantire la coesione e l'integrazione sociale. Tutto sta quindi nel valore sentito e nel potere coattivo della legge, che nella nostra penisola purtroppo sembra solo un fantasma della storia. Auspicando in interventi e tutele migliori, riporto, dulcis in fundo, tre pubblicità che danno sorriso e positività perché raccontano una società “normale”,con parità di diritti e senza retroscena malati e distorti. Una, vincitrice del 74° posto nel Global Gender Gap Report 2010del World Economic Forumè della famosa azienda Continental sugli pneumatici, che ritrae una donna al volante, mentre bambino e marito dormono beati, fiduciosi di lei: raffigurazione contraria al banale detto maschilista “Donna al volante, pericolo costante.”
Un'altra ancora ha nazionalità spagnola,uno spot su un detersivo per lavatrice che invita gli uomini alla condivisione del lavoro domestico. Vincitrice di numerosi premi, ha il volto di 150 giovani creativi e di Juan Noncioli (direttore creativo dell'agenzia indipendente Shackleton), il quale afferma che usare donne nude per un prodotto non ha nulla di creativo, anzi rappresenta solo la scelta più facile per gente senza idee e con una visione prettamente maschilista.
Un ulteriore spot spagnolo, recentissimo made in Coca Cola, descrive una mamma tornata a casa dopo l'ennesimo colloquio andato male e un figlio che, dopo aver bevuto una Coca Cola, va a fare una “ramanzina” al capo del personale, riportandogli le referenze che lui dichiarava mancanti nella madre.
"Sono nato nell'86, da quel momento tutti in casa le abbiamo creato delle occhiaie che non nasconde, lei dice che sono il risultato dell'amore. La chiami è c'è, c'è sempre, per questo non sono diventato l'imbecille che avrei potuto essere. Riesce a far andare avanti le cose, è un genio. Dovrei ringraziare mio padre per averla scelta. Credo che siano delle buone referenze, no?"
Grazie alla consulenza di Nuria Chinchilla - esperta a livello internazionale di empowerment femminile - il gruppo ha reinventato l'immagine Coca Cola,lontana da magliette bagnate e labbra carnose, per avvicinarsi sempre più a simboli di solidità e solidarietà sociale.
Il Ministerio de Igualdad ha inaugurato un anno fa, inoltre, una rete informatica per contrastare possibili situazioni di discriminazione e per offrire appoggio e consulenza alle vittime. La ministra ha ricordato che l'iniziativa è stata realizzata in collaborazione con il Consejo para la Promoción de Igualdad de Trato y No Discriminación para las Personas de Origen Racial o Étnico. Questa rete vuole garantire a tutte le persone la possibilità di giocare un ruolo nella società, un ruolo che può diventare importante solo in una società capace di assicurare uguaglianza di trattamento e di opportunità, per garantire la coesione e l'integrazione sociale. Tutto sta quindi nel valore sentito e nel potere coattivo della legge, che nella nostra penisola purtroppo sembra solo un fantasma della storia. Auspicando in interventi e tutele migliori, riporto, dulcis in fundo, tre pubblicità che danno sorriso e positività perché raccontano una società “normale”,con parità di diritti e senza retroscena malati e distorti. Una, vincitrice del 74° posto nel Global Gender Gap Report 2010del World Economic Forumè della famosa azienda Continental sugli pneumatici, che ritrae una donna al volante, mentre bambino e marito dormono beati, fiduciosi di lei: raffigurazione contraria al banale detto maschilista “Donna al volante, pericolo costante.”
Un'altra ancora ha nazionalità spagnola,uno spot su un detersivo per lavatrice che invita gli uomini alla condivisione del lavoro domestico. Vincitrice di numerosi premi, ha il volto di 150 giovani creativi e di Juan Noncioli (direttore creativo dell'agenzia indipendente Shackleton), il quale afferma che usare donne nude per un prodotto non ha nulla di creativo, anzi rappresenta solo la scelta più facile per gente senza idee e con una visione prettamente maschilista.
Un ulteriore spot spagnolo, recentissimo made in Coca Cola, descrive una mamma tornata a casa dopo l'ennesimo colloquio andato male e un figlio che, dopo aver bevuto una Coca Cola, va a fare una “ramanzina” al capo del personale, riportandogli le referenze che lui dichiarava mancanti nella madre.
"Sono nato nell'86, da quel momento tutti in casa le abbiamo creato delle occhiaie che non nasconde, lei dice che sono il risultato dell'amore. La chiami è c'è, c'è sempre, per questo non sono diventato l'imbecille che avrei potuto essere. Riesce a far andare avanti le cose, è un genio. Dovrei ringraziare mio padre per averla scelta. Credo che siano delle buone referenze, no?"
Grazie alla consulenza di Nuria Chinchilla - esperta a livello internazionale di empowerment femminile - il gruppo ha reinventato l'immagine Coca Cola,lontana da magliette bagnate e labbra carnose, per avvicinarsi sempre più a simboli di solidità e solidarietà sociale.
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