Da Aristotele a Charles Baudelaire le
donne sono sempre state viste come esseri inferiori, incapaci ed
inopportuni ad interagire con la società, la politica e la
religione. Leggendo aforismi sulle donne di questi grandi nomi del
passato, non posso che pensare a uomini senza fantasia.
Le cose non sono cambiate nei giorni
nostri, dove grazie ai mass media e al world wide web è più
semplice diffondere questo triste messaggio.
“La donna obsoleta”
non nasce con un intento preciso, non si aspetta di smuovere le
coscienze in un Paese che necessita di una grande utopica Rivoluzione
Culturale. Semplicemente si prende la libertà di esprimersi (cosa
non più tanto scontata ), tentando di raccontare una donna che si
sente straniera nel suo Paese e estranea ai tempi che corrono.
L'obsolescenza, dal latino ob-solere,
indica lo stato in cui si trova qualcosa di vecchio, antiquato,
desueto che inevitabilmente non viene più utilizzato e considerato.
Può sembrare forte accostare questo
aggettivo a una persona, ma purtroppo è quello che accade nella
nostra società. La donna diventa merce, una commodity come
direbbero gli americani; è uno strumento usato solo per determinati
scopi e settori (spettacolo, moda, casa), fuori dai quali non c'è
possibilità di accesso; è soggetta a usura, a vecchiaia e per
questo motivo rughe e segni del tempo devono essere eliminati per
“sopravvivere”.
Sarebbe comodo fare spallucce e dire
che oramai la donna oggetto è solo una patetica ossessione di
femministe incallite e bigotte bacchettone, ma è un'esagerazione o un estremismo voler rivendicare la propria esistenza non come vecchi
rottami da sostituire, ma come risorse di un Paese che ha ancora
molto da imparare in cultura, sensibilità e umanità?
Al diavolo i politici che storpiano la
figura della donna per i loro manifesti elettorali, al diavolo quelli che ne usano il
sesso per soprannominare partiti deprecabili, ma soprattutto al diavolo gli
economisti con ipad e cravatta, che riempiono le interviste
giornalistiche di termini indecifrabili per confondere la gente.
Come
disse Marx “il progresso sociale si può misurare con
esattezza dalla posizione sociale del bel sesso.”
Al di là delle disquisizioni tematiche e del rinvio a celebri ed illustri, parlo personalmente di me.
Una venticinquenne, una studentessa (ancora?!) quasi giurisperita, con un sogno a breve termine, forse non più mio, trasformatosi in incubo; ed un altro, a lungo termine, troppo lontano da poter scorgere. Una ragazza, quindi, divisa tra l'amnesia e la mancanza di opportunità.
Un bel quadro per una "giovane"! Non è così che ci chiamano i politici, i giornali, tutti? I giovani ...
Io, parte della nuova "fascia debole protetta" (?) del XXI secolo, dico che in tutto questo, alla fine, ti ci senti un pò a pezzi. Non so se più come un vecchio televisore che ne ha visti di tutti i colori fino ad andare in cortocircuito, o semplicemente come un vecchio ferro da stiro sotto cui è ristagnato troppo calcare di chances perdute. Si, perchè essere in rovina per delle possibilità mai date è peggio di esserlo per quelle avute e sfruttate male. Una cosa è partire da 0, un'altra da -10.
Sei dentro un pacco di coriandoli, tutti vicini e messi insieme, ma in una maniera così precaria, che ogni volta che ti chiedono chi sei non puoi rispondere nè tutto nè niente. Ogni coriandolo non è mai abbastanza per rappresentarti davvero e, frantumata in quel contenitore, non resti altro che un gioco dell'aria. Ecco cosa siamo, un gioco dell'aria. Animali profondamente sociali in una società che non dà identità.
Un bel quadro per una "giovane"! Non è così che ci chiamano i politici, i giornali, tutti? I giovani ...
Io, parte della nuova "fascia debole protetta" (?) del XXI secolo, dico che in tutto questo, alla fine, ti ci senti un pò a pezzi. Non so se più come un vecchio televisore che ne ha visti di tutti i colori fino ad andare in cortocircuito, o semplicemente come un vecchio ferro da stiro sotto cui è ristagnato troppo calcare di chances perdute. Si, perchè essere in rovina per delle possibilità mai date è peggio di esserlo per quelle avute e sfruttate male. Una cosa è partire da 0, un'altra da -10.
Sei dentro un pacco di coriandoli, tutti vicini e messi insieme, ma in una maniera così precaria, che ogni volta che ti chiedono chi sei non puoi rispondere nè tutto nè niente. Ogni coriandolo non è mai abbastanza per rappresentarti davvero e, frantumata in quel contenitore, non resti altro che un gioco dell'aria. Ecco cosa siamo, un gioco dell'aria. Animali profondamente sociali in una società che non dà identità.
mi piace ;)
RispondiEliminagrazie!
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