"You must be a woman and bear the agony of creating. Prove yourself. Be strong, be kind, be wise, and it is yours. Do not at the last moment lose courage. Argue wisely and quiety. Be more than woman."
Katherine Mansfield
Non voglio affrontare tematiche tanto disquisite come l'ambiguità del personaggio di Renzi all'interno del PD, o peggio ancora della sinistra italiana, o peggio ancora nel presunto complotto destroide.
Ciò che mi interessa e che mi diverte molto riguarda il sentimentalismo ipnotico e l'ingenuità sognante con cui Renzi espone tutti i punti focali dei suoi dibattiti.
Il comico Maurizio Crozza non ha potuto fare a meno di imitarlo sottolineando questa tendenza nello sketch del "Niente", per il quale l'ormai ex sindaco fiorentino - diciamolo - si è risentito abbastanza.
L'animo un pò "paraculo" si è palesato immediatamente anche nello confronto delle Primarie dello scorso anno, in mezzo a Bersani, Tabacci, Puppato e Vendola.
In quella occasione, relativamente ad una domanda sulla questione del Medio Oriente, Renzi rispose con enfasi: "Lei ha visto la Costituzione tunisina? Lì la donna è oggetto!" Ah Mattè, ma la tv italiana non la vedi?
Ecco, quell'aria stupita, da bambino sperduto in un centro commerciale, questo è ciò che non sopporto, soprattutto quando il caro Matteo è non solo normale telespettatore ma soprattutto ospite attivo della tv italiana (dai programmi politici a quelli della De Filippi). Un ospite, quindi, che ama molto il tubo catodico e che lo conoscerà altrettanto da sapere quanto la donna sia oggetto non solo in Tunisia e non solo quando è la Costituzione a dirlo.
A parte questo, trovo patetica e abbastanza subdola la strumentalizzazione della questione tunisina per parlare dei diritti delle donne, in un periodo tutto italiano di record per femminicidi e violenze.
Scoccia un pò veder cavalcare un soggetto sulla tematica del momento per fini elettorali.
Dopo la fresca vittoria alle Primarie contro Civati e Cuperlo, Renzi dichiara in conferenza stampa, in maniera fiera e tronfia, la schiera maggiormente femminile della sua segreteria: 7 donne e 5 uomini.
Sette le BELLE donne DI Renzi. E i giornali non tardano a tingere la squadra di un bel rosa pastello.
Ad ogni modo, il modo e i contenuti poco pragmatici di Renzi non mi sono mai piaciuti. Quando ha deciso di agire, ha creato solo guai, cadendo inesorabilmente in contraddizione nel tempo e con i valori di sinistra.
Ad esempio, relativamente alla tematica sulla violenza di genere e sul femminicidio, mi chiedo come possa un soggetto farsi contemporaneamente promotore della tutela della donna in quanto persona indipendente e autodeterminata, e allo stesso tempo fautore del cimitero dei feti.
Come ben evidenziato dalla giornalista Luisa Betti, "la prima arma contro la violenza è quindi l’autodeterminazione delle
donne a partire proprio dal corpo e dalla libertà di decidere cosa farne
in maniera assoluta e senza dubbio alcuno, tanto che in Italia la legge
194 sull’interruzione di gravidanza si lega proprio alla lotta delle
donne per l’autodeterminazione. Ora, prevedere un cimitero per i feti è
negare in tutto e per tutto questo principio di autodeterminazione, con
una valenza culturale che danneggia gravemente le donne riportandole
indietro di secoli, ed è una violenza istituzionalizzata nei nostri
confronti in quanto persone non in grado di intendere e di volere."
Ulteriore dissonanza si rileva sulla questione delle adozioni e dei matrimoni per coppie omosessuali. In occasione delle Primarie 2012 e 2013, la testa di Renzi ha cambiato spesso versione:
novembre 2012: "Questo è un tema ancora per noi ancora non sciolto nel programma di governo."
29 novembre 2013: "Nel
mio gruppo di lavoro c'è una coppia, Letizia e Teresa, che da poche
settimane ha un figlio che si chiama Ernesto. Da segretario del PD
lavorerò perché Ernesto abbia gli stessi diritti dei miei figli e, dopo
tanti anni di discussioni andate a vuoto, faremo una legge sui diritti
civili."
Insomma, oggi è la Giornata mondiale dei diritti umani e, al di là delle previsioni squisitamente politiche, io non credo che Renzi sia l'incarnazione del garante ed esecutore per i diritti civili.
L'ennesima alluvione imprevedibile. L'ennesimo corteo di politici. L'ennesimo capo della Protezione Civile, magari presto Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e poi indagato. L'ennesima sequela di telegiornali. Le ennesime ospitate da Barbara D'Urso. L'ennesima corsa alle lacrime, ai video e alle foto più struggenti.
Si può dichiarare, con rammarico e delusione, definitivamente chiusa la petizione nata per contrastare la messa in onda, prima, e la trasmissione, poi, del programma Guardaroba Perfetto Kids&Teens, in onda ogni giorno, per un mese circa, su Real Time.
All'alba dell'insediamento (era ora!) del Comitato Media e Minori del Ministero dello Sviluppo Economico, è giusto concludere la petizione, senza, purtroppo, esclamare quel "VITTORIA!", che si vede con gran piacere tra i successi della piattaforma Change.org.
Cosa è andato storto?
Innanzitutto, una mancanza di coscienza della vicedirettrice di Discovery, Laura Carafoli, che ha dato sicuramente più importanza ai suoi introiti televisivi piuttosto che alle riflessioni che dal programma potevano esser dedotte, dal punto di vista delle ripercussioni negative sull'educazione dei minori, diretti destinatari del programma.
Secondariamente, ma principalmente, un immobilismo delle istituzioni appositamente nate per evitare la programmazione di trasmissioni lesive per i minori. Il Garante per l'infanzia, Vincenzo Spadafora, l'ha ben chiamata "disattenzione bipartisan".
Il Comitato Media e Minori del Mise, seppur "rinato" nell'estate del 2013, ha dovuto attendere il 23 ottobre per essere riattivato nelle sue effettive funzioni, a causa dell'impossibilità di reperire i membri supplenti, necessari per coprire le assenze di quelli titolari.
Scrive così un suo membro attivo, il Dott. Remigio del Grosso, che ha avuto cura della petizione nonostante l'assenza del Comitato:
"Finalmente, dopo quasi due anni di “stallo” ed a tre mesi dalla nomina, si è insediato il Comitato Media e Minori. La “cerimonia” (così l’ha definita uno sconcertante comunicato stampa
del Mise) è stata abilmente orchestrata dal Vice Ministro Antonio
Catricalà che, giustamente, si è attribuito il merito della
ricostituzione del Comitato ed ha registrato la presenza dei vertici
delle emittenti (c’era perfino il rappresentante di Sky, che disconosce
il Codice di Autoregolamentazione), di varie Istituzioni e del
presidente della Commissione di Vigilanza.
L’Agcom, che ha sistematicamente archiviato la maggior parte delle
passate segnalazioni del Comitato, era presente in massa. Stranamente
assente il Garante dell’Infanzia."
Insomma, 2 anni di segnalazioni arretrate. Ed in mezzo si trova anche la mia.
Nel particolare, la mia segnalazione, inoltrata a fine agosto, si diceesser stata priva di motivi.
Non capisco, però, come avrebbero potuto rispondere positivamente con una mail - di cui sotto - se la segnalazione fosse stata carente di ragioni che ricordo aver succintamente motivato (le stesse poi utilizzate per la petizione):
Un'arrampicata sugli specchi, volta a coprire inefficienze e ritardi da imputare soltanto a quella serie di organi preposti, i quali vivono ancora in un habitat di lassismo, di lentezza e di proteste interne, perdendo di vista l'obiettivo, i minori, gli unici a subirne le conseguenze.
Si, c'è una sconfitta, l'ennesima, ma non è la nostra.
Grazie ancora a tutti quelli che hanno supportato la causa, sperando sia comunque servita a qualcosa.
A due mesi dalla ricostituzione del Comitato Media e Minori del
Ministero dello Sviluppo Economico, voluta dal Vice Ministro Antonio
Catricalà, la situazione ancora non si sblocca ed i mesi di “stallo”
diventano ormai oltre venti. Nonostante, infatti, l ’insediamento
ufficiale del Comitato fosse previsto nella prima quindicina di
settembre, ancora nessun segnale arriva dal Ministero. Evidentemente ci
sono problemi legati alla nomina dei membri supplenti che sono
assolutamente necessari per colmare eventuali vuoti determinati dalle
assenze dei membri titolari. Già alla prima riunione informale, infatti,
mancavano due membri in rappresentanza delle istituzioni, il magistrato
Giovanni Rossi e la sen. Anna Serafini. Una dimostrazione delle
difficoltà a reperire i membri supplenti è la recente polemica
presa di
posizione di Antonio Diomede, Presidente della REA, associazione che
riunisce alcune tv e radio locali, che ha declinato l’invito del Vice
Ministro Catricalà, dichiarando di “lasciare ad altre rappresentanze più
meritevoli l’esclusivo compito di difesa non dei diritti dei minori ma
dei programmi spazzatura diffusi da alcune reti locali e nazionali
private e dalla RAI per minimizzarne la portata diseducativa e di
permanente violenza anche nelle fasce protette” - See more at:
http://ladonnaobsoleta.blogspot.it/search?updated-max=2013-09-30T01:18:00-07:00&max-results=5#sthash.8LymZ9f1.dpuf
A due mesi dalla ricostituzione del Comitato Media e Minori del
Ministero dello Sviluppo Economico, voluta dal Vice Ministro Antonio
Catricalà, la situazione ancora non si sblocca ed i mesi di “stallo”
diventano ormai oltre venti. Nonostante, infatti, l ’insediamento
ufficiale del Comitato fosse previsto nella prima quindicina di
settembre, ancora nessun segnale arriva dal Ministero. Evidentemente ci
sono problemi legati alla nomina dei membri supplenti che sono
assolutamente necessari per colmare eventuali vuoti determinati dalle
assenze dei membri titolari. Già alla prima riunione informale, infatti,
mancavano due membri in rappresentanza delle istituzioni, il magistrato
Giovanni Rossi e la sen. Anna Serafini. Una dimostrazione delle
difficoltà a reperire i membri supplenti è la recente polemica
presa di
posizione di Antonio Diomede, Presidente della REA, associazione che
riunisce alcune tv e radio locali, che ha declinato l’invito del Vice
Ministro Catricalà, dichiarando di “lasciare ad altre rappresentanze più
meritevoli l’esclusivo compito di difesa non dei diritti dei minori ma
dei programmi spazzatura diffusi da alcune reti locali e nazionali
private e dalla RAI per minimizzarne la portata diseducativa e di
permanente violenza anche nelle fasce protette” - See more at:
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A due mesi dalla ricostituzione del Comitato Media e Minori del
Ministero dello Sviluppo Economico, voluta dal Vice Ministro Antonio
Catricalà, la situazione ancora non si sblocca ed i mesi di “stallo”
diventano ormai oltre venti. Nonostante, infatti, l ’insediamento
ufficiale del Comitato fosse previsto nella prima quindicina di
settembre, ancora nessun segnale arriva dal Ministero. Evidentemente ci
sono problemi legati alla nomina dei membri supplenti che sono
assolutamente necessari per colmare eventuali vuoti determinati dalle
assenze dei membri titolari. Già alla prima riunione informale, infatti,
mancavano due membri in rappresentanza delle istituzioni, il magistrato
Giovanni Rossi e la sen. Anna Serafini. Una dimostrazione delle
difficoltà a reperire i membri supplenti è la recente polemica
presa di
posizione di Antonio Diomede, Presidente della REA, associazione che
riunisce alcune tv e radio locali, che ha declinato l’invito del Vice
Ministro Catricalà, dichiarando di “lasciare ad altre rappresentanze più
meritevoli l’esclusivo compito di difesa non dei diritti dei minori ma
dei programmi spazzatura diffusi da alcune reti locali e nazionali
private e dalla RAI per minimizzarne la portata diseducativa e di
permanente violenza anche nelle fasce protette” - See more at:
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Annamaria ha sempre avuto interesse e cura di queste tematiche, tanto da fondare un gruppo su Facebook, "La pubblicità sessista offende tutti", divenuto potente mezzo non solo di circolazione di idee, ma anche e soprattutto di azioni significative, come segnalazioni allo IAP (organo competente in materia di pubblicità) o lancio di petizioni.
La FIAT è stata oggetto di discussione nel gruppo più volte, a causa delle sue réclame poco originali.
Mi scrive Annamaria:
Da anni la Fiat crea spot per l’utenza italiana a
base di donne sexy e paralleli tra loro e le macchine. E' di quest’anno la
réclame della Lancia dove aleggiano leggiadre e sessualizzate
donne-animali. Il claim è “seducente per natura”.
Quello
della Panda del 2011 presenta la giustapposizione di immagini di donna
sexy e dell’automobile, suggerendo che comprando l’auto si conquisti
anche la donna. Una voce maschile dice “quella che vedete non è una
escort”, mentre compare una donna in tacchi alti. Subito dopo appare
l’automobile: “Al contrario di una escort ha un prezzo fisso per tutti.”
Da
qualche tempo viene mandato in onda in Italia lo spot creato l’anno
scorso dalla Fiat per il Super Bowl, evento sportivo americano di grande
risonanza. L’identificazione della donna con l’automobile qui è
completa.
Alle
segnalazioni arrivate all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria è
seguito da parte dell’organismo di monitoraggio e controllo della
pubblicità una risposta che ha del delirante. Il Giurì dello Iap scrive
tra l’altro: “anche se la metafora donna-macchina esiste senz'altro
l'automobile viene "innalzata a donna".
A questo punto un’utente del gruppo che ho fondato ha
suggerito di lanciare una petizione. Ho scritto il testo e anche una
versione ridotta in inglese ed è partita qualche giorno fa, indirizzata a Sergio Marchionne.
Spero che saranno davvero
tanti a firmare, per dire a Fiat e allo Iap che non è più tollerabile
che si mercifichi la donna perché questa operazione è umiliante per
tutti.
Una fulminea e breve riflessione sulla parità di genere "in piccolezze", come nel momento di fine pranzo in ogni buona famiglia italiana. Situazione familiare post-pranzo:
- mio padre si rilassa con l'Ipad disteso sul divano. - mio fratello si rilassa con l'Iphone suduto su un altro divano.
- io e mia madre sparecchiamo la tavola, puliamo a terra, svuotiamo la
lavastoglie, riempiamo la lavastoviglie, ritiriamo i panni stesi. Nel frattempo, viene chiesto il caffè.
La rivoluzione sulla parità di genere è ancora lontana, lontana anche da casa mia.
La scorsa domenica pomeriggio decisi di fare una passeggiata tra le strade cittadine, giusto per staccare da un fine settimana poco rilassante, passato tra pareri e memorie difensive.
Io adoro leggere e trovare una libreria aperta mi fece preludere un'ora di piacere assicurato. Mai altro pensiero fu più smentito di così.
Infatti, sbirciando tra le promozioni dei classici e le nuove proposte, e passando da un reparto all'altro del negozio, dalla Storia alla Filosofia, dal Turismo alla Cucina, finii lì, lì dove decisi di non fermarmi mai; lì, in quel compartimento definito con l'improprio nome di "PSICOLOGIA", così improprio da far accapponare la pelle a Jung o Piaget.
Chi avrebbe mai detto ai padri miliari di questa scienza che ciò che veniva definito come "lo studio dell'anima", ora non è altro che uno scaffale pieno di generalizzazioni, presunzioni e stereotipi?
A loro, che tanto si sono domandati sul genere umano, viene proposta la più alta espressione di banalizzazione.
Una accozzaglia variegata di fogli (incredibilmente, anche questi li chiamano libri), incollati ad altrettanta opinabile serie di copertine, su cui poggia sempre lo stesso argomento verso lo stesso destinatario: come sopravvivere, in quanto donna, alle "difficoltà maggiori" della vita, quali la scelta dell'abito da sposa, la fine di un amore o la ricerca del principe azzurro.
Ecco i libri del reparto di Psicologia: titoli semplici dai colori brillanti e immagini di impatto, come bocche rosse con lecca lecca in sovraimpressione.
Famosa, a quanto pare, è la fortunata collana di libri di Sherry Argov (si, proprio una donna), che con volumi come "Falli soffrire" e "La magnifica stronza", spiega il perchè gli uomini lasciano le brave ragazze e come trasformarsi in una perfetta "bitch" da sposare.
250.000 copie vendute, 250.000 brave ragazze in meno.
Un altro esempio, questa volta di penna maschile, è "Bastardo: istruzioni per l'uso".
L'indice che si apre davanti ai miei occhi stila una serie di consigli su come le donne possono intercettare e soddisfare i bisogni ed i piaceri maschili.
Si passa dalle tecniche di seduzione ed approccio sessuale, alle strategie per assicurarsi la mano dello sposo e l'anello al dito, a quelle ancora di acquisizione di autonomia finanziaria per essere più appetibili come mogli.
Altro che 50 sfumature di grigio!
L'uomo, soggetto-oggetto di conquista, è l'unico a rivestire un ruolo rilevante nella coppia. La donna è votata a lui in tutto e per tutto, pronta ad essere addomesticata per ogni evenienza.
E chi sarà il pater di questa opera letteraria?
Ma è ovvio: Steven Santagati, ex modello per brand come Armani e Gillette e protagonista di oltre settanta spot pubblicitari; ospite fisso come “consulente maschile” di molte trasmissioni tv
americane, scrive inoltre su Men’s Journal.
Il suo libro, da me citato, è nato dal suo cliccatissimo sito ed è descritto come un grande bestseller.
L'autore di ciò che si è, dunque, rivelato un "capolavoro" ha la presunzione di credere che avvisi di questo tipo possano incentivare dialogo e comprensione tra generi, tra uomini e donne, o meglio tra maschi e femmine.
La puntualizzazione è dovuta, soprattutto quando uno dei più alti consigli, posti più sotto forma di comando che altro, è quello, ad esempio, di sfruttare al meglio il proprio seno, poichè, testualmente, "in quella giungla che sono le relazioni, per vincere dovete utilizzare ogni freccia al vostro arco. Farci girare la testa usando le tette è una di queste".
Di seguito, solo una piccola parte della dettagliata classificazione delle misure di seno e dei relativi avvertimenti, diversi a seconda della taglia posseduta:
Dopo letture del genere, non puoi voler altro che rifugiarti tra i classici del passato, tra le bocche parlanti - e senza lecca lecca - di Mary Wollstonecraft o Virginia Woolf.
E dire che il mondo del libro, della lettura
e dell'editoria è sempre più al femminile.
Le donne leggono di più e
comprano sempre di più, tanto che Maurizio Bono su La Repubblica le ha chiamate sovrane lettrici, perchè "se le donne smettono di comprare libri, è morta l’editoria".
Inoltre, secondo una recente fotografia dell'Associazione Italiana Editori (AIE), il mondo femminile sta pian piano ricoprendo il 50% delle funzioni dirigenziali o direttive.
Ma, purtroppo, nonostante questo, l'editoria non vuole bene alle donne...e neanche le lettrici se ne vogliono granchè.
"Dove
inizia la fine del mare? O addirittura: cosa diciamo quando diciamo
mare? Diciamo l'immenso mostro capace di divorare qualsiasi cosa, o
quell'onda che ci schiuma intorno ai piedi? L'acqua che puoi tenere nel
cavo della mano o l'abisso che nessuno può vedere? Sto qui, ad un passo dal mare, e neanche riesco a capire, lui, dov'è. Il mare."
"Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate", realizzato dall'artista Francesco Barrera, in arte MrPera
La petizione, nata a fine agosto e ancora in continua evoluzione con l'appoggio di oltre le 26 mila firme, è stata una iniziativa nata da un dissenso di tipo etico e morale, e legale (per quanto mi riguarda).
D'altra parte, da profana nel campo della sociologia e delle comunicazioni, ho deciso di chiedere un parere scientifico ad un esperto professionista.
Chi ha avuto la gentilezza e disponibilità di rispondermi è stato il Professor Mario Morcellini.
Professore Ordinario in Sociologia dei Processi Culturali e
Comunicativi e Direttore del Coris - Dipartimento di Comunicazione e
Ricerca Sociale - ha concentrato l’interesse di ricerca anche sulla socializzazione dei
minori e dei giovani e sul ruolo svolto in questo campo dal sistema dei
media, realizzando studi e incontri sul nesso comunicazione/formazione.
Successivamente alla messa in onda della prima puntata del programma Guardaroba Perfetto Kids&Teens, il Professor Morcellini mi ha posto tre punti focali, che riporto fedelmente di seguito e che voglio condividere, al fine di fornire nuove opportunità di riflessione a sostegno della mia opinione:
"-Ruolo della figura
genitoriale, in questo caso
della madre: è quest’ultima infatti, stando almeno alla prima puntata della
terza stagione, che contatta Carla Gozzi per chiedere consigli su come le figlie
devono vestire. A mio avviso, nonostante la presenza e il placet finale che
spetta sempre alla madre (…e adesso andiamo da mamma), essa viene di
fatto sostituita nel suo ruolo educativo e anche per certi versi
“dequalificata”. Non ritengo in se negativa la “lezione di stile” o di bon ton
quanto il fatto che a farlo sia una persona diversa dal genitore: quasi che
quest’ultimo non fosse in grado di educare il figlio all’ordine e alla cura
personale e non ne fosse capace per se stesso (le 15 puntate successive sono
infatti dedicate alle madri). Ciò che può risultare opinabile è infatti che le
tre azioni caratterizzanti il programma (1. individuare e separare i capi
d’abbigliamento; 2. suddividerli a seconda delle occasioni d’uso; 3. creare gli
outfit), non sono compiute “con” o “in presenza” del genitore;
-Esasperazione
dell’immagine in attività
collaterali proposte come scattare una foto ogni volta che la ragazza prova un
nuovo abbinamento (adesso è ormai abituata a fare la modella) e inserire
quest’ultima su un “album del tempo libero” che la ragazza potrà consultare ogni
volta che non saprà cosa mettere, rendono ragione delle critiche da te mosse in
termini di influenzabilità (il film horror porta al look un po’ gotico dunque
ti prendo due cosine nere) e omologazione poiché sono al contempo lontane
dall’essere ricondotte alle attività ricreative proprie dell’età delle
partecipanti, secondo quanto affermato dall’articolo 31.1 della
Convenzione.
-Banalizzazione delle
regole/consigli dell’adulto,
collocati in momenti poco opportuni (ad es. spegni il cellulare o togli la
suoneria quando stanno definendo il look per il cinema oppure lega i
capelli con un elastico quando stanno organizzando il look per la scuola), a
volte perentori (questo è troppo da adulta, non si mette)."
Ringrazio ancora il Professor Morcellini per l'importante contributo.
Ieri sera è andato in onda per la prima volta la versione italiana del format americano "16 and Pregnant", docu-reality del 2009 di Mtv che racconta la maternità di ragazze madri e le evoluzioni della loro scelta su
relazioni, famiglia, scuola e amici.
La versione italiana, "16 anni e incinta", ha destato non poche perplessità così come le aveva suscitate il format americano.
Da una parte gli ideatori del programma puntano sull'importanza della informazione ed educazione sessuale dei teenagers, motivo di boom di gravidanze indesiderate nel Paese. Dall'altra parte quest'ultimo fenomeno, a detta degli spettatori meno acconsenzienti, sarebbe proprio causato dalla diffusione di programmi del genere (compreso TeenMom,che segue in maniera più assidua la crescita del bambino e della ragazza madre), che non danno una rappresentazione veritiera della gravidanza e delle sue conseguenze e che quindi sono a rischio emulazione.
Posti da parte i pro e i contro, visionata la prima puntata è importante tracciare una minima distinzione tra il programma americano e quello italiano.
Seppur seguano entrambi la stessa linea, con una voce esterna narrante, e con la descrizione, passo per passo, del percorso evolutivo della madre e del bambino (gravidanza, travaglio in ospedale, nascita, ritorno a casa, convivenza col figlio e con la nuova famiglia formatasi), è apprezzabile una prima differenza, e cioè la maggiore concentrazione, in immagini e tempistiche, del travaglio, delle difficoltà e dei dolori del parto. Nel format americano ciò era meno evidenziato.
Un'altra differenza, più socio-culturale che scelta voluta, è la maggiore presenza della figura genitoriale, che ascolta, aiuta e accompagna la ragazza madre in tutto il percorso, soprattutto in quello post-parto.
Il programma americano ci ha abituato invece a ragazze per la maggior parte indipendenti e slegate dalla famiglia, spesso per gravi problemi di convivenza con essa, quali indifferenza, violenza, tossicodipendenza, abuso di alcol. Ovviamente questo avveniva anche per le maggiori possibilità date alle ragazze madri di rendersi autonome tramite sussidi e incentivi, o anche solo tramite la presenza di appositi spazi, nei luoghi scolastici o di lavoro, dove lasciare i propri figli.
D'altro canto, purtroppo, TeenMom ci ha anche abituato ad alcune protagoniste che nel tempo hanno sviluppato disordini alimentari, dipendenza da alcol, droghe e problemi con la giustizia.
La spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie di alcune di esse di certo non le avrà aiutate nel loro percorso evolutivo, coi riflettori puntati non solo sulla propria persona, ma anche sulla propria fedina penale.
E' da considerare che, successivamente al programma, alcune delle protagoniste non hanno fatto passi da gigante, anzi le loro problematiche si sono ingrandite tanto quanto la loro fama.
Amber Portwood è stata condannata a cinque anni di reclusione e alla partecipazione ad un programma di riabilitazione a causa della
sua dipendenza dalla droga.
Le luci della ribalta hanno quindi, a volte, degli effetti negativi sulle teenagers protagoniste.
Ma che condizionamento ricevono le spettatrici di tutto ciò?
In Italia il programma e le protagoniste sembrano avere un'impronta totalmente differente; resta il fatto che il sistema televisivo e il suo impatto mediatico sono sempre dei fattori da non sottovalutare e di difficile gestione e comprensione per i minori.
La petizione contro il programma Guardaroba Perfetto kids&teens conta più di 26 mila firme.
Purtroppo, però, quello che sembrava essere un organo istituzionale rinato, si riconferma un organo fantasma.
Il Comitato Media e Minori, appartenente al Ministero dello Sviluppo Economico, seppur riattivato tramite l'iniziativa di Catricalà, sembra non avere possibilità di esistere e funzionare. Infatti, nonostante sia stato "re-inaugurato" a luglio del 2013, resta ancora fermo, probabilmente per mancanza di membri al suo interno.
In merito a tale questione, riporto un articolo di Editoria.tv:
A due mesi dalla ricostituzione del Comitato Media e Minori del
Ministero dello Sviluppo Economico, voluta dal Vice Ministro Antonio
Catricalà, la situazione ancora non si sblocca ed i mesi di “stallo”
diventano ormai oltre venti. Nonostante, infatti, l ’insediamento
ufficiale del Comitato fosse previsto nella prima quindicina di
settembre, ancora nessun segnale arriva dal Ministero. Evidentemente ci
sono problemi legati alla nomina dei membri supplenti che sono
assolutamente necessari per colmare eventuali vuoti determinati dalle
assenze dei membri titolari. Già alla prima riunione informale, infatti,
mancavano due membri in rappresentanza delle istituzioni, il magistrato
Giovanni Rossi e la sen. Anna Serafini. Una dimostrazione delle
difficoltà a reperire i membri supplenti è la recente polemica presa di
posizione di Antonio Diomede, Presidente della REA, associazione che
riunisce alcune tv e radio locali, che ha declinato l’invito del Vice
Ministro Catricalà, dichiarando di “lasciare ad altre rappresentanze più
meritevoli l’esclusivo compito di difesa non dei diritti dei minori ma
dei programmi spazzatura diffusi da alcune reti locali e nazionali
private e dalla RAI per minimizzarne la portata diseducativa e di
permanente violenza anche nelle fasce protette”. Di converso, è forte
l’attesa tra gli addetti ai lavori per l’insediamento del Comitato, che
tra i primi problemi da affrontare avrà quello delle numerose
segnalazioni pervenute nel corso della lunghissima “vacatio”. Il
Regolamento interno, infatti, parla di esame “entro 90 giorni dal
ricevimento”, norma che potrebbe essere correttamente interpretata nel
senso di “entro 90 giorni dall’insediamento”. Ma non mancano altre
urgenti richieste di intervento, quale ad esempio quella dei promotori
di una petizione che ha raccolto oltre 26.000 firme, mirata a bloccare
la messa in onda della trasmissione dell’emittente Real Time “Guardaroba
perfetto”, che vorrebbe insegnare ai bambini come vestirsi in ogni
occasione e, per questo, considerata anacronistica e
diseducativa. Imperversa, inoltre, la polemica sulla trasmissione
programmata da Rai1 “Mission”, una sorta di reality con la presenza di
pseudo Vip nei campi profughi africani, luoghi di profonda sofferenza in
scenari spesso contraddistinti da guerre e persecuzioni. Al riguardo,
mentre il Presidente ed alcuni membri della Commissione di Vigilanza
hanno chiesto di poter visionare il “numero zero” del programma, la Rai
ed altri membri della stessa Commissione si oppongono decisamente alla
richiesta. Una possibile mediazione potrebbe essere quella di affidare
la visione del materiale già registrato agli esperti del Comitato Media e
Minori, che potrebbe esprimere un parere non vincolante
sull’opportunità di mandare in onda la trasmissione. La speranza di
tutti è che la situazione si sblocchi al più presto, ma forse ha ragione
il Garante per l’Infanzia, Vincenzo Spadafora, che nei giorni scorsi ha
parlato di “disattenzione bipartisan alla garanzia di operatività dei
soggetti che, istituzionalmente, devono occuparsi di rendere esigibili i
diritti dei bambini e degli adolescenti.”
Riporto con piacere le parole del Dottor Remigio del Grosso, esperto di comunicazioni elettroniche impegnato nella difesa dei diritti
dei consumatori e dei minori, nonchè membro del Comitato Media e Minori, organo del Ministero dello Sviluppo Economico in attesa di insediamento, dopo la rinascita del luglio 2013.
Discovery 3° operatore televisivo. Ma a che prezzo?
In occasione della presentazione dell’XI Rapporto “La Svolta Digitale”
redatto dal prof. Augusto Preta per ITMedia Consulting, il Direttore Generale di
Discovery, Andrea Castellari, ha trionfalmente affermato che i sei canali del
network hanno superato, in termini di audience share
complessiva, quelli di Cairo. Certamente si tratta di un grande risultato per il
Gruppo che, pur presente in Italia dal 1997, ha effettuato un deciso salto in
avanti con l’acquisizione di Switchover Media nel gennaio di quest’anno. E
l’ultimo colpo lo ha piazzato proprio di recente, assicurandosi i diritti per la
trasmissione in chiaro del prestigioso Torneo di Rugby del Sei Nazioni, in
passato prerogativa di Sky.
Ma non sono tutte rose e fiori i commenti che si moltiplicano in questo
periodo in rete e sulla carta stampata nei confronti di alcuni canali di
Discovery, a causa della spregiudicatezza (a dir poco) delle trasmissioni che
vengono quotidianamente mandate in onda.
Una petizione promossa da una blogger catanese, Roberta Zappalà, ha
raccolto finora più di 26.000 firme, allo scopo di ottenere la sospensione del
programma di Real Time “Guardaroba perfetto”, che vorrebbe insegnare alle
bambine come vestirsi in ogni occasione e per questo considerato anacronistico e
diseducativo.
Ma anche peggiori sono le reazioni ad alcuni programmi mandati in onda sia
da Real Time che dall’altro canale D-Max, dove accanto a trasmissioni che
raccontano le “ossessioni” di essere umani all’apparenza normali (tipo una tizia
che dorme da vent’anni con un phon acceso nel suo letto), ve ne sono altri che
discettano sui “1000 modi per morire” o su chi è costretto ad operarsi da solo
nelle condizioni più assurde. Come si vede si tratta di programmi, quasi sempre
di provenienza americana, che cercano di catturare l’audience a tutti i costi,
spingendosi un po’ troppo oltre il confine del buon gusto. Se questo è il prezzo
per salire gli scalini dello share, non credo che le emittenti concorrenti lo
vogliano, a buon ragione, pagare. Ed i telespettatori, svanita la prima morbosa
curiosità, certamente presto si allontaneranno.
A più di 2 settimane di distanza dalla petizione e dopo le quasi 26 mila firme, è opportuno fare un resoconto della situazione.
Dopo l'intervista a Il Fatto Quotidiano e le gentili richieste avute anche da emittenti radiofoniche, non si è avuta nessuna notizia da parte della Vice Presidente di Discovery Italia, Laura Carafoli, che si è espressa solo con Il Fatto, sottolineando come fosse inadeguato criticare un programma non ancora andato in onda.
Armata di pazienza - molta pazienza- ho deciso di seguire la prima puntata del programma, svoltasi il 9 settembre su Real Time e che ha registrato un insuccesso tra i commenti dei più giovani.
La reazione dei diretti destinatari del programma, giovani teenagers, non è tardata a farsi sentire...e vedere.
Su Twitter l'hashtag #guardarobaperfetto riempie le pagine di commenti non carini sul programma, sulla conduttrice e, purtroppo, quasi inevitabilmente, anche sulla minore di turno, sottoposta al restyling di Carla Gozzi.
Saranno rimaste contente le mamme, comprese le mamme blogger, che hanno sostenuto o addirittura partecipato con le figlie al programma?
Di sicuro è contento il canale di Real Time che, snobbando questi feedback, va avanti col programma facendo finta di nulla.
Che il risultato sia un #epicfail questo è evidente, che sia visto e seguito lo stesso è altra storia.
Anche programmi come Uomini e Donne o Il Grande Fratello sono super-criticati, ma contano purtroppo alti share.
Della serie, nel bene o nel male, purchè se ne parli.
Obiettivo raggiunto, direi.
Ma aggiungerei, inoltre, che, a questo punto, la Vice Presidente, Laura Carafoli, non sia riuscita nell'intento più meritevole, vale a dire distinguersi da quella "tv popolare" che tanto
disdegnava nell'intervista.
Per chi si trovasse in linea con l'articolo e volesse sostenere la causa, ricordo che può firmare la petizione cliccando qui.
Ricordo ancora la prima eccezione della Vice Presidente di Discovery Italy, Laura Carafoli, alla mia petizione lanciata qualche settimana fa e che conta attualmente 25 mila firme (se volete firmate qui ): "Mi chiedo come si possa criticare un programma senza averlo ancora visto." Visto che il programma è andato in onda per la prima volta questo pomeriggio alle 14.30, possiamo dire "finalmente" di averlo visto, per 30 minuti - per quanto mi riguarda - abbondanti e difficili da sostenere.
Il programma difeso dalla Vice, che è anche Content Manager e che quindi è fautrice e responsabile del contenuto dei programmi di Real Time, si è rivelato per ciò che era, anche perchè il promo, come già evidenziato, era molto chiaro e non lasciava presagire altro.
Per chi se lo fosse perso, ecco una mini descrizione della prima puntata.
Il format è uguale a quello già visto nella versione adulta: la stylist, Carla Gozzi, armata di sarta, si introduce a casa per esplorare l'armadio della bambina/teenager e creare "outfit giusti per tutte le occasioni". In seguito alla formazione di ogni outfit, viene fatta una piccola "sfilata" per far vedere il risultato alla mamma.
L'atteggiamento di Carla Gozzi, seppur candido e sereno, non risparmia frasi e consigli che, quando non sono sessisti , dall'inutilità sfiorano quasi il ridicolo ("al cinema spegni il cellulare"; "in classe raccogli i capelli con un elastico").
La ragazzina, di fronte a magliettine smanicate, viene vestita dalla Gozzi a strati (alla omino Michelin) con maglie sovrapposte per evitare di lasciare pelle scoperta in determinate zone. Sembra vedere l'illustrazione del manuale della brava ragazzina, la quale deve assolutamente evitare ciò che è "too much", quasi a scongiurare l'attenzione di qualche malintenzionato. "Ma ce la metti tutta ad uscire con il pancino scoperto. Aspetta che ti chiudo la camicia." "Bisogna sapersi comportare nella società, non si parla all'orecchio!" "Nooo Matilde! Questo abito è troppo da adulta"
Della visione sociale della funzionalità del programma in tal senso, con vestiti antipedofilia e antistupro, ne avevo già parlato in un altro post.
Degno di nota, in questa puntata, è inoltre la ricerca dello stile giusto per andare al cinema a vedere un film horror "coi maschietti", unico momento in cui la stylist propone un vestitino nero a gonna con collant, immaginando la ragazza spaventata con le ginocchia sulla sedia (questo si che è bonton!).
La scelta dei vestiti viene fatta rigorosamente nella cameretta della ragazzina, senza la presenza della madre, la quale resta in disparte e ha il solo scopo di approvare gli outfit mostrati con una sfilata. Ciò è contrario rispetto a quanto garantito dalla Carafoli: "Accanto alle ragazzine ci saranno sempre le madri." Parentesi: la mamma che, alla sua età, dice "Ora si che può andare a SCUOLA CON STILE" è la scena più ridicola e frustrante di tutte. Pensasse a farla studiare.
Ad ogni modo, resta sempre aperta la problematica, delineata nel dettaglio precedentemente, relativa alla totale assenza di intento educativo, utilità sociale e culturale, rispondenza alle "principali necessità del minore", incentivo alla indipendenza e autostima dello stesso.
Molte obiezioni alla petizione, compresa quella della Vice Presidente, vertevano sul fatto che il programma non raffigura il minore intento all'acquisto di altri prodotti, ma lo educa al riutilizzo di ciò che ha nell'armadio ("non insegnerà loro a diventare delle fashioniste consumiste ma a vestirsi al meglio usando i capi che hanno già nel loro guardaroba").
Devo però ricordare che io non ho mai detto che il programma incita i minori allo shopping, riferendomi invece alla nostra società e, semmai, al canale in toto di Real Time.
nostra società che continua ancora a dipingere la donna con i
tratti della perfetta donnina di casa, di una maniaca dello shopping
compulsivo - See more at: http://ladonnaobsoleta.blogspot.it/2013/08/real-time-guardaroba-perfetto-kids.html#sthash.GT6HlguT.dpuf
(...nostra società che continua a dipingere la donna con i tratti della perfetta donnina di casa, di una maniaca dello shopping compulsivo)
Secondariamente, il fatto che venga ripresa una ragazza intenta al riutilizzo si, ma di specifici capi però, non esclude che il minore-spettatore, mente influenzabile facilmente ricordiamolo, decida di volere e quindi comprare quel capo che magari non ha nel suo guardaroba-non-perfetto. Insomma, Laura Carafoli non si era già difesa bene precedentemente, ma non poteva di certo trovare difesa migliore con la messa in onda di un programma che già dal promo non presagiva nulla di buono e che, a fortiori, si è rilevato un fallimento.
Ieri pomeriggio è stato pubblicato l'articolo sulla petizione da Il Fatto Quotidiano, comprensivo di risposte da parte della Vice Presidente dei canali di Discovery Italy, Laura Carafoli.
Ecco alcuni motivi per cui le risposte di Carafoli non convincono:
1- "Mi chiedo come si possa criticare un programma senza averlo ancora visto."
La visione effettiva del programma rispetto al video di presentazione non crea alcuna differenza nel momento in cui già il singolo promo di pochi secondi non esprime e non rappresenta un programma adeguato per minori, così come prescritto dalla legge e dal buon senso. A fortiori, il programma per intero sarà ulteriormente inappropriato. Ciò è reso palese sia dalle parole della presentatrice, sia dalla voce narrante, sia dai frames che anticipano il programma, e sia soprattutto dalla descrizione sul sito di Real Time: "... Un modo divertente e colorato per insegnare i primi segreti di stile a queste fashion-victim in erba." 2- La Vice assicura però : "Accanto alle ragazzine ci saranno sempre le madri e Carla Gozzi, che da anni è molto attenta al rapporto tra bambine e moda, non insegnerà loro a diventare delle fashioniste consumiste ma a vestirsi al meglio."
Allora credo sia urgente un cambio della presentazione del programma, visto che si parla di PRIMI segreti e di FASHION-VICTIM IN ERBA. Tutto lascia presagire un percorso di formazione per una futura FASHIONISTA (un termine, permettetemi, che tollero con difficoltà e credo ci siano neologismi più appropriati da insegnare ai bambini).
Non trovo inoltre la presenza delle madri come un plus confortante. A mio parere, come ho già sottolineato, l'educazione in famiglia e l'istruzione sono gli unici filtri capaci di insegnare maggiore discernimento ai minori; una mamma che coinvolge una figlia in un programma tv, che la mette sotto i riflettori sia dal punto di vista tecnico (luci, trucco, telecamere, estranei), sia dal punto di vista emotivo (esame del modo di vestirsi o scegliere abbinamenti o altro che non voglio immaginare), credo debba focalizzarsi sulla capacità di dialogo con la propria figlia.
3- Carafoli spiega i motivi della scelta di avere come riferimento le teenager. “Ci rivolgiamo alle ragazzine perché l’85 per cento del pubblico di di Real Time è costituito da donne e i programmi pomeridiani – questo andrà in onda alle 14.30 – sono modellati su quelle che possono considerarsi passioni più femminili e che vanno dalla cucina alla moda"
Sempre la descrizione sul sito continua: "Le protagoniste dei primi 15 episodi della serie infatti, sono ragazze dai 6 ai 15 anni ". Direi quindi che non si tratta solo di teenagers, ma di bambine.
Inoltre spero che bambine e teenagers sviluppino altre passioni e siano meno tipiche di quanto si possa pensare e di quanto la televisione possa catalogare a target di un loro canale.
4- "Queste trasmissioni, considerando anche la fascia oraria, sono molto piùeducative ed edificantidi quelle presenti su altre reti che invece sono dedicate al gossip, alle tragedie o a schermaglie tra concorrenti."
Credo che questa sia la frase in cui la Vice Presidente si difende meno: considerare un programma buono o accettabile perchè c'è di peggio credo sia una delle mosse più sbagliate.
Ci si paragona sempre al peggio per star tranquilli con sé stessi.
Inoltre ci tengo a precisare, in risposta alla Vice Presidente Carafoli che questo programma, a differenza degli altri, è ESPRESSAMENTE DIRETTO ai minori, e per programmi del genere esiste una regolamentazione ad hoc, di cui dovrebbe prendere visione.
Non si comprenderebbe il motivo per cui i legislatori
hanno creato, in Italia e in UE, Costituzione, codici di
autoregolamentazione, comitati,
convenzioni, direttive, a tutela dei minori considerati "soggetti deboli
e privi di mezzi", per cui continuamente da proteggere e su cui porre
un trattamento diversificato.
Sottovalutare il problema del rapporto tra media e minori è davvero
pericoloso. Magari fra qualche giorno questa petizione verrà dimenticata, ma è importante capire che i minori, la loro formazione ed educazione riguarda noi, il nostro futuro, la nostra cultura e anche la nostra politica.
Nella maggior parte dei commenti negativi (fortunatamente non erano solo negativi, ma alcuni sono stati molto più creativi del tipico "esiste il telecomando") ho letto che esistono petizioni più importanti, che il problema è Berlusconi, che non c'è lavoro, salvo poi inebetirsi di certi scandali, lamentarsi dell'ignoranza che serpeggia, dell'incomprensibilità di certe scelte politiche o dell'assurdità di certi voti.
Come se i bambini, i teenagers, non siano il futuro di un Paese.
D'altra parte cosa puoi aspettarti da una Italia che non considera i giovani una risorsa, riducendola alla fascia debole del nuovo millennio?
Chissà, magari con qualche consiglio per un guardaroba perfetto, avremo l'outfit giusto per una immediata fuga di cervelli!
Stamattina sveglia alle 8, vengo accolta dalla stupenda visione di 400 firme per la petizione.
Adesso vengo felicemente avvisata del superamento delle 600 firme.
E’ stato un piacere riscontrare l’adesione e il supporto di uomini e donne che
come me non sperano in trasmissioni del genere. Tra i loro commenti si
sottolinea l’importanza della personalità libera dei fanciulli, delle loro
passioni e ambizioni, ma soprattutto la necessità che non vengano trasformati
così presto in “clienti” del mondo delle telecomunicazioni.
So che una petizione non
può essere al 100% fautrice del cambiamento, ma spero che gli organi di
competenza facciano il loro dovere e che la Direttrice stessa,
Laura Carafoli, comprenda le ragioni e faccia un passo indietro sulla messa in
onda del suo programma.
Ricevo inoltre da poco alla mia mail la risposta del Comitato Media e Minori, da me contattato come via ufficiale tramite segnalazione.
Tale comitato, che sembra non essere quindi un organo fantasma (lo spero vivamente), mi avvisa così:
Gentile Roberta Zappalà, Le confermiamo di aver ricevuto e preso in carico la
Sua segnalazione.
Nel ringraziarla per la preziosa collaborazione
assicuriamo dovuta presa in considerazione di quanto
segnalato.
Cordialmente, lo Staff del Comitato Media e Minori Non possiamo che sperare in bene.
A ciò si aggiunge la grande penna di Loredana Lipperini, che molto gentilmente parla della petizione nel suo blog, e Il Fatto Quotidiano che ha trattato la vicenda richiedendo una intervista.
RealTime su Facebook risponde: " L'intezione del programma non è assolutamente quella di denaturalizzare i bambini. L'obiettivo è quello di dar loro, e soprattutto alle loro mamme, degli spunti e dei consigli su come utilizzare creativamente i capi nel proprio guardaroba, per tutte le occasioni: una giornata a scuola, una festa di compleanno, una prima comunione, eccetera. Magari qualcuno eviterà addirittura di acquistare nuovi outfit, e sperimentare invece con ciò che ha già nell'armadio."
Come se questo sia o debba essere un problema da bambine; come se debba essere una preoccupazione di una bambina di 10 anni vestirsi adeguatamente per la festa del compagno, non spendere soldi, avere "outfit" adeguati, costretta ad una creatività non sua e che quindi non può chiamarsi tale!
Inoltre, e questa è la cosa più assurda, alcune donne, sostenendo il programma, hanno scritto più volte lo stesso concetto, e cioè che "i bambini devono avere regole perchè spesso si vestono troppo SUCCINTI, non possono vestirsi come vogliono, notare la PEDOFILIA che gira."
Come se la pedofilia non fosse una malattia, ma un istinto stimolato da un ombelico di fuori. Si ritorna alla visione per cui se un uomo stupra, è perchè la donna in minigonna se l'è cercata.
Queste donne, spero vivamente ancora non-mamme, non si rendono neanche conto che, puta caso dovesse parlarsi di teenegers succinte, strizzate o invecchiate di 40 anni, ciò lo devono sempre e solo alla loro amica televisione che propone ogni giorno, agli occhi delle loro figlie, mode e schemi senza filtri.
Gli unici filtri dovrebbero essere le parole educative di un genitore, atte a che possa crearsi in loro giusto discernimento di ciò che vedono.
Mamme, pensate davvero di non avere colpe?
Insomma quando si dice che il problema dell'Italia sono gli italiani, è vero.
Il problema è sempre palesemente culturale.
Ricordo il link dove poter firmare la petizione diretta alla Direttrice di Real Time e alla sua redazione, per il blocco della messa in onda del programma, prevista per il 9 settembre, o fate copia-incolla del seguente:
https://www.change.org/it/petizioni/real-time-direttrice-laura-carafoli-bloccare-la-messa-in-onda-del-programma-guardaroba-perfetto-kids-teens
Non posso mancare neanche una settimana che, riaccendendo la tv, mi ritrovo il nuovo palinsesto post-vacanze di Real Time che presenta l'ennesimo programma di "moda", con la solita presentatrice, questa volta rivolto alle teenagers e alle bambine: Guardaroba perfetto Kids&Teens.
Ovviamente si parla di ragazzE, di figliE, sempre e solo di quel genere femminile che fonda la sua vita nello scegliere vestiti, trucchi e accessori per raggiungere la bellezza perfetta agli occhi altrui.
Real Time ci ha sempre abituato a programmi "prettamente femminili" di moda, cucina e matrimonio.
Che disfatta sapere che il direttore è una donna, Laura Carafoli.
Come riportato anche su Wikipedia, il suo palinsesto è dedicato principalmente alle donne, le
quali costituiscono il 70% del pubblico della rete, con un'età compresa
tra i 25 e i 54 anni.
Questo programma, improntato già su quello opinabile della stagione passata rivolto a persone adulte, sembra davvero impensabile per delle bambine, a cui è incitata la partecipazione ai casting sul relativo sito.
Avevo già trattato dello strano binomio tv-minori nel post relativo al programma americano Little Miss America, sottolineando come quest'ultimo fosse totalmente contrario principi della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia, che però non è stata sottoscritta dagli USA, a differenza dell'Italia.
L'Italia quindi ha assunto degli obblighi nei confronti della Convenzione del 1989, ratificata ed eseguita dal 1991, che dispone all'art 17: "Gli Stati parti riconoscono l'importanza della funzione esercitata dai mass media [...] A tal fine, gli Stati parti: a) Incoraggiano i mass media a divulgare informazioni e materiali che hanno una utilità
sociale e culturale per il fanciullo."
Importanti inoltre le disposizioni agli art. 31.1. ("Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a
dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età e a partecipare
liberamente alla vita culturale ed artistica.") e art. 32.1. ("Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere protetto contro lo
sfruttamento economico e di non essere costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia
suscettibile di porre a repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al
suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale").
Esiste anche un codice di autoregolamentazione Tv-minori, tutto di creazione italiana, come una delle tante "costruzioni disabitate" che non ricevono effettiva applicazione dalle autorità competenti. Un esempio di disposizione è quellache, al punto 3.3 sui programmi destinati ai minori, richiede che soddisfino le principali necessità dei minori come la capacità di realizzare esperienze reali e proprie o di aumentare la propria autonomia, nonchè a proporre valori positivi umani e civili ed il rispetto della dignità della persona.
L'utilità sociale e culturale descritta dalla Convenzione mi è dubbia se da ricercare in un programma che costringe persino le bambine e le adolescenti a seguire la moda, costrette a schemi preformati e imposti da una società che troppo presto così le omologherebbe in un momento di prematura personalità e coscienza individuale e sociale. Sarebbe veramente facile agire su menti così suggestionabili e influenzabili come quelle dei minori e per tal motivo è stata istituita la Convenzione di cui sopra, ma anche le due direttive comunitarie, la 84/450 sulla pubblicità ingannevole e la 89/552 (Direttiva Tv senza frontiere), volte a disciplinare il vasto campo delle telecomunicazioni e delle pubblicità, anche affrontando il problema dell'impatto sui minori d'età.
L'abuso della credulità e della mancanta esperienza di quest'ultimi è un mix perfetto a vantaggio di quelle pubblicità che sfruttano la chiave emozionale per convincere non solo i bambini ma anche i loro genitori.
In tal caso non si parla di semplice pubblicità di qualche minuto, ma addirittura di un programma di lunga durata che mette delle bambine, le loro stanze, i loro vestiti, le loro mamme, sotto i fari di uno studio televisivo e sotto l'occhio vigile di una matrona che col dito puntato ti ordina come sia più appropriato vestirsi e per quali occasioni.
Insomma, libertà e creatività infantile alla gogna.
Già immagino le parole amorevoli della Carla che parla di tricot e patchwork e della differenza tra blu denim e blu cobalto a bambine di 10 anni.
Carla, ma come ti permetti?!
D'altronde questo canale televisivo, che ha acquisito quest'anno anche il programma culinario di Benedetta Parodi (snobbata, a detta sua, da La7, "rete troppo maschile"), pare sia volto ad affermare un prototipo di donna che già da tempi antichi era stato disdegnato da autrici come Virginia Woolf o Mary Wollstonecraft.
Quest'ultima, nel suo libro "Sui diritti delle donne", non usa mezzi termini: "Le considerazioni di
Rousseau, secondo cui le donne sono naturalmente interessate a bambole,
vestiti e conversazioni, del tutto indipendentemente dall'educazione,
sono talmente puerili da non meritare neppure di essere seriamente
confutate".
Le sue teorie, che apparivano nel XVIII secolo rivoluzionarie, riflettono una piaga moderna della nostra società che continua ancora a dipingere la donna con i
tratti della perfetta donnina di casa, di una maniaca dello shopping
compulsivo. Molte
donne, purtroppo, non si rendono conto di essere schiave, sin
dall'infanzia, di questa "educazione", che mira ad una
prematura e fittizia distinzione dei generi.
Paradossalmente, tali donne sono state più "fortunate", poichè la strada che si prospetta, tra bambine e adolescenti derise e riprese in tv per il loro abbigliamento e poi messe in passerella dopo aver acquisito il giusto look, ti fa pensare che al peggio non c'è mai fine.
Per tal motivo, ho deciso di scrivere una lettera alla Direttrice di Real Time, Laura Carafoli, per chiedere il blocco della messa in onda del programma, perchè contrario ad ogni principio (comunitario e non) volto a tutelare i minori nella loro formazione, informazione, crescita e libertà.
Se volete, potete contribuire firmando la petizione qui.
Grazie.
Art. 31 Gli Stati parti riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al
tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie
della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed
artistica.
Art. 32 Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere
protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad
alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a
repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo
sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale o sociale. - See more at: http://ladonnaobsoleta.blogspot.it/2012/03/little-miss-america-ciglia-finte.html#sthash.zuVoeOea.dpuf
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tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie
della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed
artistica.
Art. 32 Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere
protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad
alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a
repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo
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tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie
della sua età e a partecipare liberamente alla vita culturale ed
artistica.
Art. 32 Gli Stati parti riconoscono il diritto del fanciullo di essere
protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere costretto ad
alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a
repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo
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Davide
Martello, cittadino tedesco di origini italiane, ha deciso di
viaggiare, col suo pianoforte, dalla Germania alla Turchia, per
supportare la protesta suonando in Piazza Taksim. In questi giorni aveva incantato la piazza e sostenuto quelli che Erdogan chiama "vandali e terroristi", accompagnando anche la folla nella canzone "Bella Ciao". Ieri la polizia turca lo ha spogliato di tutto: auto, cellulare, ma soprattutto pianoforte.
Davide non riesce a crederci: “Mi hanno tolto tutto, mi hanno tolto la voce: sono disperato, non so cosa fare”.
Intanto, dopo 75 anni di vita, si ferma in Grecia anche l'Orchestra
Sinfonica Nazionale. Ultima esibizione in lacrime venerdi sera, sulle
note dell'inno nazionale.
In Italia l'insulto sessista è pratica comune e diffusa. Dalle battute private agli sfottò pubblici, il sessismo si annida in modo più o meno esplicito in innumerevoli conversazioni.
Spesso abbiamo subito commenti misogini,
dalle considerazioni sul nostro aspetto fisico allo scopo di
intimidirci e di ricondurci alla condizione di oggetto, al violento
rifiuto di ogni manifestazione di soggettività e di autonomia di
giudizio.
In Italia l'insulto sessista è pratica comune perché
è socialmente accettato e amplificato dai media, che all'umiliazione
delle persone, soprattutto delle donne, ci hanno abituato da tempo.
Ma il sessismo è una forma di discriminazione e come tale va combattuto.
A gennaio di quest'anno
il calciatore Kevin Prince Boateng, fischiato e insultato da cori
razzisti, ha lasciato il campo. E i suoi compagni hanno fatto
altrettanto. Mario Balotelli minaccia di fare la stessa cosa.
L'abbandono in massa del campo è un gesto forte. Significa: a queste regole del gioco, noi non ci stiamo. Senza rispetto, noi non ci stiamo.
L'abbandono in massa consapevole può diventare una forma di attivismo che toglie potere ai violenti, isolandoli.
Pensate se di fronte a una battuta sessista tutte le donne e gli uomini di buona volontà si alzassero
abbandonando programmi, trasmissioni tv o semplici conversazioni. Pensate se donne e uomini di buona volontà non
partecipassero a convegni, iniziative e trasmissioni che prevedono solo
relatori uomini, o quasi (le occasioni sono quotidiane).
Pensate se in Rete abbandonassero il dialogo, usando due semplici parole: #tisaluto.
Sarebbe un modo pubblico per dire: noi non ci stiamo. O rispettate le donne o noi, a queste regole del gioco, non ci stiamo.
Se è dai piccoli gesti che si comincia a costruire una società civile, proviamo a farne uno molto semplice. Andiamocene. E diciamo #tisaluto.